ItaliaOggi, 11 maggio 2016
La barriera corallina australiana potrebbe scomparire
«La maggior parte dei coralli della Grande Barriera potrebbe essere scomparsa quando un bambino nato oggi festeggerà i suoi 18 anni».
Questa dichiarazione dell’Australian Research Council’s Centre of Excellence for Climate System Science va ad aggiungersi alle notizie allarmanti arrivate nelle ultime settimane a proposito dello stato di salute delle barriere coralline australiane.
Il loro declino era noto da tempo ma studi recenti rivelano che è più rapido del previsto e che potrebbe accelerare ancora. «Gran parte della Grande Barriera sarà morta entro il 2034 se non riduciamo le emissioni di gas a effetto serra», ha precisato ancora l’Arccss.
Se le sorti della Grande Barriera nel Nordest dell’Australia, al largo del Queensland, preoccupa tanto gli studiosi è perché essa costituisce il più grande complesso corallino del mondo, con i suoi 2.300 chilometri di lunghezza (praticamente è lunga come l’Italia).
Inserita nell’elenco dei beni patrimonio dell’umanità, essa concentra oltre 400 specie di corallo e 1.500 specie di pesci.
Purtroppo, allo stato attuale, il 93% dei banchi di corallo esaminati presenta segni di sbiancamento, mentre il 55% è gravemente sbiancato.
Lo sbiancamento è dovuto al riscaldamento climatico, aggravato quest’anno dal Niño, il fenomeno climatico che ricompare periodicamente e che provoca rialzi di temperatura nel Pacifico equatoriale. Quest’anno la temperatura dell’Oceano attorno alla Grande Barriera ha raggiunto dei record, tra 1 e 2,7 gradi sopra la norma. Questi rialzi provocano l’espulsione di piccole alghe (le Zooxanthelle), che danno al corallo la caratteristica colorazione oltre che il necessario nutrimento.
La Grande Barriera ha subito tre gravi episodi di sbiancamento: nel 1998, nel 2002 e oggi. E non è solo il Niño a rappresentare un rischio: anche le attività agricole pesano sulla qualità dell’acqua. Il dito è puntato sui fertilizzanti, che favoriscono la proliferazione di una stella marina, l’Acanthaster, in grado di uccidere i coralli in poche ore.
Il governo australiano ha annunciato diversi piani per migliorare la qualità dell’acqua tra i quali uno (da oltre 33 mln di euro) destinato agli agricoltori. Ma resta il fatto che l’Australia è tra i paesi più inquinatori del mondo, soprattutto per la sua dipendenza dal carbone. Canberra si è impegnata a ridurre dal 26 al 28% le emissioni di gas a effetto serra entro il 2030, un obiettivo giudicato da scienziati e ambientalisti troppo modesto. Ma la ciliegina sulla torta è la concessione all’indiana Adani del permesso per sfruttare per sessant’anni una gigantesca miniera di carbone proprio nel Queensland. Un immenso scacco per la Grande Barriera corallina.