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 2016  maggio 11 Mercoledì calendario

Edoardo Camurri viaggia nell’Italia del Giro. Prendere nota

Prendete nota. Per tre settimane (la durata del Giro d’Italia), se amate il nostro Paese, se lo volete conoscere un po’ meglio, se v’interessa capire come si fa cultura in tv, insomma se la curiosità non vi fa difetto non perdete l’appuntamento quotidiano di Viaggio nell’Italia del Giro di Edoardo Camurri (Rai3, 20.10; Rai Storia 21).
Il conduttore dice che il suo intento è quello di ripetere la «via dei canti», cioè percorrere le terre d’Italia un po’ come facevano gli aborigeni nel racconto di Bruce Chatwin. A mio avviso fa qualcosa di più. Per esempio lunedì sera, raccontando la tappa Catanzaro-Praia a mare, ha teorizzato il «non finito calabro». Conoscete, vero, tutte quelle costruzioni non finite che puntano le loro colonne di cemento armato al cielo quasi implorando un atto di pietà? Quante futili interpretazioni sociologiche! Quante lamentose arroganze!
Camurri ha scovato una pagina di Gioacchino da Fiore («il calavrese abate Giovacchino di spirito profetico dotato», Dante, Paradiso) in cui, trattando di Apocalisse, descrive una Città Celeste che prefigura il «non finito calabro». E che dire della statale 18, la prima storica Salerno-Reggio Calabria? Chiacchierando con l’antropologo Mauro Minervino, a una strada intasata e un po’ angosciante viene applicato un concetto neoplatonico: «È un po’ come Dio, cioè come quella sfera il cui centro è dappertutto e la circonferenza in nessun luogo». E poi la scoperta che Paolo Conte ha scritto le sue prime canzoni a Catanzaro (a Catanzaro?), quando vi sosteneva alcuni esami di legge. E poi un incontro fantastico con due simpatici inquilini di orribili condomini. E poi lo sfacelo e il non finito come vera interpretazione dell’anima della Calabria, in perenne attesa dell’avvento: nulla cambia, ma si aspetta sempre il cambiamento. A parte quelli generati dalla ’ndrangheta.
Se qualcuno mi chiedesse di indicargli un programma del Servizio pubblico, non avrei dubbi.