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 2016  maggio 11 Mercoledì calendario

Aldo Ciceri e la patria ingrata

La patria, come ricordano le storie di Milziade, Scipione l’Africano e altri, può essere ingrata. Al primo non bastò aver vinto la battaglia di Maratona per non esser condannato a morire in carcere, al secondo non bastò aver sconfitto Annibale a Zama per non esser costretto all’esilio a Liternum. Nel suo piccolo, però, Aldo Ciceri ha subito ingiustizie non meno amare e drammatiche. Nato un secolo fa a Quinto al Mare, oggi un quartiere di Genova, il bimbo era stato subito portato dai genitori, ancora in fasce, a New York. Lì era cresciuto, aveva fatto le scuole, aveva cominciato a fare il benzinaio. In casa, però, i genitori parlavano sempre della piccola patria lontana: che mare, il mare di Quinto!
Finché il ragazzo, curioso di vedere dove era nato, comprò un biglietto di III classe sul «Rex», l’orgoglio della marina italiana, così grande e veloce da varcare l’oceano in quattro giorni (una vecchia canzone diceva: «Trenta giorni di nave a vapore / e in America siamo arrivati») a una velocità stratosferica. Era il 1935. Non fece neppure in tempo a festeggiare coi parenti. «Allo sbarco venne fermato», racconta Franco Delle Piane, un anziano genovese vissuto a cavallo fra l’Italia e l’America, «Non aveva fatto la naja ed essendo nato in Italia, la legge (fascista) stabiliva che doveva farla anche se era emigrato. Deluso, si rassegnò: passato questo periodo avrebbe potuto tornarsene a casa!». Macché: mentre faceva la naja, «scoppiò la guerra d’Etiopia e fu mandato in Africa. Di lì poi tornò in Italia, ma non fu congedato. Nel ’37 lo mandarono in Spagna con i «volontari» che appoggiavano Franco, per esser infine spedito in Grecia al deflagrare della Seconda guerra mondiale». Parlava inglese, fortunatamente. E fu impiegato come interprete piuttosto che al fronte.
Fatto sta che, a guerra finita, quando si presentò al consolato Usa per tornare a New York si sentì dire che, «avendo servito sotto un esercito straniero ha perso la cittadinanza americana». Con la morte nel cuore si cercò un lavoro rassegnandosi alla «prigionia» italiana. Finché gli impiegati del Consolato, mossi a pietà dalla sua storia, riuscirono a dargli un visto come emigrante. Tornò finalmente nella «sua» New York, trovò un lavoro e cinque anni dopo riuscì a riottenere la cittadinanza. Era il 1957. Fecero una gran festa, per l’avvenimento. C’era anche Delle Piane: «Pochi anni dopo, purtroppo, Aldo Ciceri si ammalò, perse la vista e morì».