la Repubblica, 11 maggio 2016
La Cagnotto vuole andare alle Olimpiadi. Ma è l’ultima volta
Una vita quasi tutta in verticale. Dall’alto in basso, e ora soprattutto viceversa: «Mai stato così facile e allegro allenarmi». Frigge il cuore alla regina dei tuffi Tania Cagnotto. Soprattutto adesso, che sta per finire: a Londra il suo 13° europeo, forse l’ultimo. A 31 anni (tra 4 giorni), Tania è ancora il nome scritto nel Vecchio Continente (17 ori, 4 argenti, 4 bronzi). «Sono la più anziana in giro». Dopo Rio deciderà se continuare o dire addio. Oggi dal trampolino 1 mt che le è valso il primo oro mondiale la scorsa estate a Kazan, ritorna nell’Aquatics Centre del suo scontento: alle Olimpiadi 2012 per 20 maledetti centesimi di punto fu quarta dai 3 metri. Per spiccioli quarta anche nel sincro con Francesca Dallapè.
Un bel rammarico.
«Ci sono stata male, anzi volevo mollare. Sfiorare la medaglia olimpica, che è l’unica cosa che mi manca, mi ha lasciato tracce. Ho dovuto azzerare tutto. Ritrovare le motivazioni. E adesso ne ho più che mai. Me la voglio godere, anche perché so che poi tutto questo mi mancherà. In Brasile ci voglio arrivare senza rimpianti. Il dolore di Londra è ormai cancellato».
Nella piscina di Zaha Hadid, che se n’è appena andata.
«Maestosa, di grande impatto. Ci ho fatto il callo e mi piace, così come m’è piaciuta quella a Rio dove siamo stati a febbraio per la World Cup. La città, che non conoscevo, è stata una rivelazione. I colori, il mare, la natura. Spettacolare».
Con Francesca Dallapè avete strappato l’ultimo pass utile in sincro.
«Era l’obiettivo. Perché ai mondiali in Russia ero sì felice per il mio oro da 1 metro, il bronzo dai 3 e anche nel misto con Verzotto. Ma avevo amarezza per aver perso la qualificazione con Fra. Ritrovare la sintonia, quando vivi emozioni diverse, non è stato facile. Mi sono ricaricata al ritorno dalla Russia, il mio fidanzato Stefano Parolin mi ha fatto una festa a sorpresa e poi siamo partiti per tre settimane in barca. Mi sono rimessa in sesto ed eccoci: in Europa con Fra siamo imbattute dal 2009».
Ha cambiato modo di lavorare?
«Dopo Londra d’accordo con papà Giorgio ho cercato nuovi stimoli con Oscar Bertone. Con lui abbiamo lavorato più sui dettagli che sulla quantità: alla mia età è più dura recuperare la fatica. Ho cambiato un po’ la presa nel triplo e mezzo avanti. Per il resto, tutto come prima. Anzi meglio. Ogni gara ha il suo perché e io mi sto divertendo molto, forse perché vedo la fine vicina».
Fine davvero?
«Di sicuro la mia ultima Olimpiade, poi vedrò se continuare un annetto per solo piacere. Intanto a settembre mi sposo, all’Isola d’Elba».
Moglie e tuffatrice matura, può essere un vantaggio?
«Per la freddezza, la concentrazione, l’esperienza. Ma fisicamente rimane un massacro. Qui a Londra sarà una prova generale del mio stato di forma anche mentale. Nelle World Series a Kazan ad aprile sono arrivata seconda dai 3 metri, battendo la cinese Shi Tingmao che è una cosa impossibile. Devo avere un dio russo, visto che la Tingmao credo sarà la prossima campionessa olimpica».
Delusa di non essere stata nominata portabandiera?
«No, Federica Pellegrini è la scelta giusta, la stimo molto: è più giovane di me, è un’olimpionica, è la prima del nuoto con l’onore del tricolore, noi dei tuffi abbiamo avuto Dibiasi nel ‘76. I miei fan su Twitter spingevano molto sul mio nome, a me ha fatto molto piacere solo essere presa in considerazione».