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 2016  maggio 11 Mercoledì calendario

Obama vuole chiudere i conti con la storia. Andrà in Giappone a rendere omaggio alle vittime di Hiroshima

Sul «Libro degli ospiti», nel Memoriale di Hiroshima, comparirà per la prima volta la firma di un presidente americano. Ieri la Casa Bianca ha annunciato che Barack Obama visiterà la città giapponese distrutta dalla bomba atomica il 6 agosto 1945. Il leader degli Stati Uniti arriverà in Giappone nel pomeriggio del 25 maggio e ci rimarrà fino al 27 per partecipare al G7 a Ise-Shima. In uno di quei due giorni, ma non è ancora stato fissato il momento esatto, ci sarà la deviazione attesa da settant’anni a Hiroshima. Il viceconsigliere per la Sicurezza nazionale, Ben Rhodes, fa sapere che «il presidente non rimetterà in discussione la scelta di usare la bomba atomica alla fine della Seconda guerra mondiale. Si concentrerà, invece, su una visione del futuro da condividere con gli alleati». Il passaggio è carico di simboli, di riflessioni e anche di polemiche. A Hiroshima e poi a Nagasaki, con il secondo ordigno del 9 agosto, morirono circa 200 mila persone. Ancora oggi si dibatte negli Usa e nel mondo se quella strage immane fosse davvero necessaria per piegare il Giappone.
Obama aveva pubblicamente espresso il desiderio di vedere quei luoghi fin dal 2009, all’inizio del suo primo mandato. La sua strategia di politica estera prevedeva, e ancora prevede, un percorso di distensione con i nemici di sempre, come Cuba o l’Iran, e la chiusura dei conti con la storia più recente. Non a caso, prima del Giappone, il leader statunitense farà tappa nel Vietnam, dal 22 al 25 maggio. I repubblicani, ma non solo, hanno definito questa missione politico-diplomatica come «un tour di scuse» non dovute. Anche per questo Ben Rhodes si preoccupa di togliere qualche argomento ai critici di Obama, sostenendo che il viaggio a Hiroshima rafforzerà la spinta verso il contenimento degli armamenti nucleari.
Le cerimonie e le coreografie della memoria si incroceranno con il pragmatismo delle relazioni internazionali. Gli Stati Uniti stanno producendo il massimo sforzo per rinforzare l’asse con il Giappone sia politicamente che economicamente, basti pensare al Trattato commerciale transpacifico (il Tpp). L’obiettivo è contenere le ambizioni della Cina. Una linea pienamente condivisa dal primo ministro nipponico Shinzo Abe.
Anche per questo il governo giapponese ha superato le ultime resistenze interne. Ancora nel 2011 il progetto di Obama veniva considerato «prematuro» a Tokyo. Ma la breve dichiarazione pronunciata ieri da Shinzo Abe, così simile a quella di Ben Rhodes, rivela il lungo lavoro diplomatico tra le due capitali: «Il Giappone è l’unico Paese a essere stato colpito da un’arma nucleare e tutti noi abbiamo la responsabilità di assicurare che questa terribile esperienza non si ripeterà in alcun altro luogo». Il sindaco di Hiroshima, Kazumi Matsui accoglie l’ospite con un comunicato di formale benvenuto. Lo scorso anno, nel corso del 70° anniversario dell’esplosione, Matsui aveva accusato «le potenze nucleari», a cominciare dagli Usa, di «non volere smantellare gli arsenali atomici».
Il segretario di Stato John Kerry ha preparato la strada per il presidente. L’11 aprile ha sostato al Parco della Pace di Hiroshima e poi ha scritto sul Libro degli ospiti: «Tutti dovrebbero sentire la potenza di questo luogo, che ci ricorda con forza irresistibile che dobbiamo porre fine alla minaccia nucleare». Ora si attendono le parole di Obama.