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 2016  maggio 11 Mercoledì calendario

Per 700 milioni il Milan potrebbe diventare cinese. Ma Berlusconi ancora tentenna

Il mese della verità sul distacco tra Silvio Berlusconi e il Milan, dopo trent’anni passati insieme in un intreccio felice e morboso, è cominciato ieri, 10 maggio 2016. Alle 9 di mattina un Cda straordinario di Fininvest di significativa brevità – 40’ per ratificare la decisione presa il giorno prima ad Arcore dal fondatore nel lungo dibattito coi figli – ha approvato l’avvio della trattativa in esclusiva con un consorzio di una decina di società cinesi, che intendono acquisire subito il 70% delle quote azionarie del club e il 100% in due anni: esborso complessivo 700 milioni di euro, debiti inclusi. In serata ha parlato l’italoamericano Sal Galatioto, mediatore per conto degli acquirenti: «È un passo in avanti importante. Siamo fiduciosi di completare la compravendita in maniera rapida». I compratori hanno fretta. Il progetto di sviluppo prevede lo stadio di proprietà, è allo studio la quotazione in borsa.Il patto prevede fino a metà giugno reciproci approfondimenti. Ma non si può certo dire che gli interlocutori non si siano già studiati: i contatti iniziali risalgono a oltre un anno e mezzo fa e li ha alimentati il miliardario Jack Ma, re dell’e-commerce e intimo di Berlusconi: non investirebbe direttamente attraverso il suo Alibaba Group, ma con il fondo immobiliare Evergrande e con una piccola porzione dell’immenso patrimonio personale. L’unica variabile è il cangiante umore del proprietario: anche ieri avrebbe manifestato in sede politica la volontà di vendere il Milan, più tardi quella di tenerselo e poi di nuovo quella di disfarsene.È unanime l’opinione dei figli, che lo invitano a cedere il costoso ramo calcistico della holding: ne è convinta anche Barbara, Ad alla parte commerciale. Si aggiungono le critiche dei tifosi, anche se la questione principale resta finanziaria: negli ultimi due anni Berlusconi ha speso 150 milioni e il deficit di bilancio accumulato, di 180 milioni con proiezione triennale di altri 250, renderebbe necessaria una spesa almeno analoga, per rientrare nella nobiltà europea della gloria e dei ricavi, la Champions mancata per il terzo anno consecutivo.Non si è parlato di questo, nel Cda presieduto dalla presidente di Fininvest Marina Berlusconi, con Barbara collegata in teleconferenza, l’ad della holding Pasquale Cannatelli e i manager Danilo Pellegrino e Alessandro Franzosi: del futuro si era discusso lunedì ad Arcore.Tutti gli scenari, a cominciare dall’eventuale ingresso nella dirigenza di due ex campioni simbolo come Paolo Maldini e Albertini, dipendono dalla decisione del padrone. In caso di vendita, i nuovi azionisti nomineranno un amministratore delegato unico. Berlusconi padre resterebbe come presidente onorario e Barbara come membro del consiglio di amministrazione. Dell’Ad alla parte sportiva Adriano Galliani, da trent’anni al vertice, si sa per ora che gestirà il mercato in questo mese, concordandone se necessario le mosse con i cinesi. Le urgenze riguardano l’allenatore e il sogno Ibrahimovic, che senza nuove risorse economiche sconfina nell’utopia. La finale di Coppa Italia con la Juventus, tra dieci giorni, deciderà il destino di Brocchi. Quello del Milan è ormai legato ai soldi della Cina. Che sia davvero enorme il potenziale di quel mercato, per un marchio sbiadito in patria, l’hanno misurato nei giorni scorsi i vecchi eroi impegnati in tournée con la squadra del Milan glorie: meglio cogliere l’occasione, suggeriscono i figli al patriarca, prima che sia troppo tardi.