Corriere della Sera, 11 maggio 2016
Cosa cambia con le unioni civili
Nella legge sulle unioni civili c’è una seconda parte tutta dedicata alle convivenze, sia omosessuali sia eterosessuali. È una legge che l’Italia aspetta da ventotto anni e che per la prima volta vedrà la luce oggi (al più tardi domani, se non si fa in tempo per il voto finale). Questa seconda parte della legge prevede che le convivenze registrate abbiano molti diritti simili a quelli del matrimonio: parliamo dell’assistenza in carcere, ma anche l’assistenza per la malattia e, inoltre, che il convivente sia il rappresentante con pieni poteri rispetto alla malattia e alla morte. È previsto anche il subentro dell’affitto e quello agli alloggi popolari. Sono invece esclusi i diritti di tipo patrimoniale e previdenziale, come la pensione di reversibilità e la successione. Diritti che sono previsti invece nella normativa per le unioni civili omosessuali che hanno molti punti in comune con il matrimonio, con l’eccezione della possibilità di adottare in generale e anche la possibilità di adottare il figlio biologico del partner, la cosiddetta stepchild adoption, stralciata in Senato alla fine dell’iter. Nell’ultima versione della legge è stato tolto dal testo anche l’obbligo di fedeltà, che è previsto invece tra i coniugi.
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La legge sulle unioni civili verrà applicata grazie ad alcuni decreti attuativi proposti dal ministro della Giustizia di concerto con – tra gli altri —i ministri dell’Interno e degli Esteri. Le unioni civili per coppie omosessuali sono un istituto giuridico del tutto nuovo e avranno bisogno di indicazioni per gli ufficiali dell’anagrafe circa le iscrizioni, le trascrizioni, le annotazioni. Si dovranno stabilire anche cose pratiche e quotidiane come, ad esempio, dove decidere di celebrare le unioni civili nel Comune: nella stessa sala dei matrimoni? E con quale rito? Il sindaco, o chi per lui, dovrà indossare la fascia tricolore? Altre questioni saranno legate al diritto internazionale: come e dove si dovranno trascrivere le cerimonie già celebrate all’estero? In ballo anche la questione dei cognomi: a differenza del matrimonio, una coppia che si unisce civilmente ha la possibilità di scegliere se unire il cognome, aggiungerlo, invertirlo. La legge dà fino a sei mesi di tempo per scrivere i decreti attuativi, e poi altri due alle Camere per valutarli: se quest’ultimo termine non verrà rispettato, la legge sarà operativa. Entreranno comunque in vigore norme transitorie con un decreto del presidente del Consiglio entro 30 giorni.
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Mercoledì 11 Maggio, 2016CORRIERE DELLA SERA© RIPRODUZIONE RISERVATASe il sindaco non celebra subentra un commissario Quando verrà approvata la legge sulle unioni civili non sarà possibile per un sindaco non celebrare nel suo comune questo nuovo istituto giuridico. La legge, infatti, non ammette obiezione di coscienza, come forse avrebbe voluto il candidato sindaco a Roma Alfio Marchini, sostenuto anche da Forza Italia. Nella nuova legge, infatti, il sindaco è obbligato a celebrare le unioni civili o, in subordine, a delegare qualcuno per suo conto come succede anche per i matrimoni, in comuni grandi come Roma o Milano. Se ci si rifiuta si incappa nel codice penale con il reato di omissione di atti d’ufficio ma, soprattutto, si va incontro al commissariamento. La legge è molto chiara: se il primo cittadino non vuole che nel proprio comune vengano unite civilmente coppie omosessuali, in quel comune verrà inviato un commissario ad acta. Sono già molte le coppie omosessuali pronte ad aspettare l’approvazione della legge per potersi unire civilmente, le prime sono quelle più anziane, coppie che stanno insieme anche da quarant’anni. L’Istat stima che in Italia le coppie omosessuali siano circa 200 mila, ma secondo le associazioni gay questo è un dato molto sottostimato per via del sommerso e le coppie sarebbero almeno un milione.