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 2016  maggio 11 Mercoledì calendario

L’uomo che ha pagato due sicari per sfregiare la sua ex con l’acido è stato condannato in via definitiva a vent’anni. Ora la Annibali può rifarsi una vita

 «Dedico la mia vittoria a Pietro Barbini e Stefano Savi, i ragazzi di Milano ustionati come me. La mia oggi è una storia di speranza e di tenacia, vorrei che servisse per chi sta ancora soffrendo e combattendo».
Esce quando è già notte dal palazzo della Cassazione Lucia Annibali abbracciata ai genitori e alle amiche più care. Chi l’ha sfregiata e la voleva uccidere resterà in carcere. Vent’anni per Luca Varani, il suo ex fidanzato diventato un persecutore ossessivo e spietato, dodici anni ai due sicari albanesi da Varani pagati per ustionare con l’acido solforico la giovane donna che un tempo diceva di amare. Questo ieri sera il verdetto della Corte di Cassazione. Era il 16 aprile del 2013, quando fu aggredita e sfigurata: adesso, dopo tre anni e diciassette interventi al viso, per Lucia Annibali si apre una nuova pagina di vita.
Lucia, si aspettava la conferma delle condanne?
«Ho avuto paura fino all’ultimo, ma nel mio cuore sapevo che la Giustizia avrebbe vinto su tutto».
Ora si apre un nuovo capitolo.
«Si è chiusa solo la prima parte di questa storia, adesso c’è tutto il resto. Ci saranno ancora ospedali, ma sopratutto devo cercare di riprendere la mia vita normale».
In che senso?
«Sono una donna adulta, ho una professione, ma in questi anni ho potuto soltanto pensare a curarmi e a difendermi».
Tornerà a fare l’avvocato?
«Sì, certo, prima o poi ricomincerò a lavorare».
Lei ha sempre utilizzato la sua tragedia per incoraggiare gli altri, le donne in particolare.
«Sono cresciuta attraverso quello che mi è accaduto, ho avuto tanta umanità intorno. Forse proprio perché non mi sono nascosta, ho mostrato il mio volto, le mie cicatrici».
Questa sentenza potrà aiutare i ragazzi sfregiati con l’acido a non arrendersi?
«È quello che spero. Il mio pensiero corre continuamente a loro. Perché la vittoria nelle aule di Giustizia deve essere parallela ad una ricostruzione di sé».
Lei ce l’ha fatta?
«Ci vorrà molto tempo. Ma ho i miei genitori e l’affetto di tanti. Ricomincio da qui».
Nel pomeriggio, durante l’attesa della Sentenza, Lucia aveva ricordato e raccontato i suoi tre anni di calvario. Da quel 16 aprile del 2013 quando l’avvocato Luca Varani, che lei aveva già lasciato due anni prima, dopo aver tentato di ucciderla manomettendo la caldaia a gas, aveva ordinato il suo sfregio con l’acido: il suo ex si era trasformato in stalker ossessivo e violento.
Lei ha deciso di andare nelle scuole, nei centri antiviolenza mostrando il suo volto.
«Il mio volto è una testimonianza, a volte si finisce in qualcosa che sembra un sentimento e invece è una trappola. Io dico alle donne di non sottovalutare i segnali, di non sottomettersi alla violenza».
Lei è bella. E ha più volte detto che si vede bella. Anzi nuova.
«È così. Lo so, avrò sempre delle cicatrici ma fanno parte della nuova Lucia. E comunque amo questo mio volto. Rappresenta ciò che sono oggi».
Lo spirito è forte. E da un punto di vista fisico?
«Fatico molto. Ho difficoltà a respirare, ho problemi alla vista. Ci saranno altri interventi».
Ha mai più sentito Luca Varani? Le ha scritto per chiedere perdono?
«No, mai. Lui voleva che morissi, ma non c’è riuscito. Mi ha fatto tutto il male possibile, ma ho io ho vinto. Sono qui, viva, forte, sorrido, sono circondata da un affetto enorme. E ho voglia di ricominciare».
Lei ha detto che la sua è una storia di speranza.
«Sì, perché non mi sono arresa, e perché la Giustizia ha trovato e punito i colpevoli. Ringrazio chi ha fatto le indagini, la Questura di Pesaro, tutti. Per questo dico alle donne vittime di violenza, ma anche ai ragazzi che sono stati sfigurati come me di non arrendersi. Possiamo farcela».
Cosa farà adesso?
«Sono frastornata e stanchissima. Ho vissuto tre anni tra processi ed ospedali. Di certo sono cambiata, sono un’altra persona. E voglio tornare a vivere».