la Repubblica, 11 maggio 2016
Il tedesco che ha ammazzato un uomo alla stazione di Grafing invocando Allah. Ma non è un jihadista, è solo un pazzo fatto di marijuana
Le impronte insanguinate sulla rampa di accesso al binario 1 tracciano la parabola della follia: un impasto di delirio e droga che alle 5 del mattino, in questa stazioncina ferroviaria nella campagna bavarese, ha prima precipitato e poi risvegliato la Germania dall’incubo europeo, ormai endemico, del terrorismo islamico. «Allah akbar!», «Dio è grande», ha gridato Paul H.: 27 anni, da Giesen, Bassa Sassonia, affetto da disturbi mentali, già tossicodipendente, incensurato. Calatosi nei panni di un mujahiddin ha estratto il coltello dalla tasca e ha messo in pratica il suo inspiegabile piano di morte: due passeggeri aggrediti a colpi di lama, uno è morto, l’altro è ferito (in gravi condizioni) come le ultime due vittime casuali, due ciclisti, colpiti dall’attentatore sul piazzale antistante la stazione mentre a piedi nudi cercava di aprirsi la via di fuga.
Grafing è un paese di 13mila abitanti nel Land della Baviera. Il mezzo più comodo per raggiungere Monaco, 40 chilometri a nord-ovest, è la linea S4 della S-Bahn, la ferrovia interurbana utilizzata ogni giorno da migliaia di pendolari. Alle 5 il serpentone rosso e grigio ferma al primo binario: stordito dalle canne e inseguito da chissà quali demoni, Paul H., che era arrivato a Grafing lunedì dopo avere vagato con uno zaino in spalla a Monaco, sale a bordo e colpisce. Un uomo di 56 anni accoltellato alla schiena stramazza in un lago di sangue: muore in ospedale. «Non si fermava, colpiva e gridava: voi infedeli dovete morire», è il racconto consegnato alla polizia da alcuni testimoni. Passano otto ore prima che il ministro dell’Interno della Baviera, Joachim Hermann, escluda la pista islamica o terroristica: scavando nel presente e nel passato dell’omicida non emergono indizi. Sfumano anche le «motivazioni politiche» ipotizzate inizialmente dalle autorità. Non un lupo solitario indottrinato dall’Is, dunque, ma un folle afflitto da problemi psichici e dipendenza da sostanze stupefacenti. Secondo Ken Heidenreich, il magistrato che coordina le indagini, nell’interrogatorio Paul H., oltre ad aver ammesso di avere fumato cannabis, ha anche pronunciato frasi senza senso: lo stesso aveva fatto due giorni fa a Giesen, la sua città, richiamando l’attenzione della polizia. L’uomo ha accennato a una «conversione all’Islam» che però non trova riscontri. Sarà sottoposto a perizia psichiatrica. Al momento – come riporta la Sueddeutsche Zeitung – le autorità nutrono dubbi sulla possibilità di considerarlo un soggetto imputabile.
Gli inquirenti del Landeskriminalamt cercheranno di capire i motivi del delitto, e perché l’accoltellatore, disoccupato, beneficiario di un sussidio statale, ha agito a Grafing. Nella stazione i treni hanno ripreso a circolare alle 16, undici ore dopo il massacro. «Quando sono arrivato ho visto un’auto della polizia ferma là davanti, ma non immaginavo un orrore simile», dice un macchinista al bancone del Caffe Asteri che affaccia sul piazzale. Sui gradini della rampa dove si è consumata la seconda aggressione hanno deposto un mazzo di fiori e un lumino. Asiya si ferma, osserva in silenzio. Lavora come cameriera nella vicina Kirchseeon. «Ero in fondo al binario 1 e ho sentito la gente che gridava. Mi sono avvicinata, c’era un uomo a terra e impronte di sangue ovunque».