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 2016  maggio 11 Mercoledì calendario

Il governo ha posto alla Camera la fiducia sulle unioni civili • Arrestati a Bari tre jihadisti • Il folle che ha accoltellato quattro uomini in Baviera gridando «Allah akbar!» • Fiamma Nirenstein non sarà ambasciatrice d’Israele • La Cassazione conferma vent’anni di carcere a Luca Varani, che fece sfregiare con l’acido l’ex Lucia Annibali

 

Unioni civili Il ministro delle Riforme e dei Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha annunciato che il governo pone la fiducia alla Camera sul disegno di legge sulle unioni civili, nel testo identico a quello approvato in commissione Affari costituzionali e già votato dal Senato. Oggi il voto blindato. Le opposizioni protestano, la Conferenza episcopale parla di «sconfitta per tutti», il candidato sindaco di Roma Marchini annuncia che lui non celebrerà le unioni gay. La ministra Boschi: «Ogni sindaco è chiamato a rispettare la legge». La senatrice Monica Cirinnà (che ha dato il nome alla legge): «Se un sindaco si rifiuta di celebrare le unioni civili, viene un commissario ad acta e il sindaco è passibile di omissione di atti d’ufficio». Perché la legge entri in vigore bisognerà aspettare i decreti attuativi (proposti dal ministro della Giustizia di concerto con, tra gli altri, i ministri degli Interni e degli Esteri), con un tempo minimo di almeno otto mesi. Ma per gli omosessuali che intendono unirsi civilmente il tempo di attesa sarà di molto inferiore, un mese o poco più. Spiega infatti Micaela Campana, Pd, relatrice della legge a Montecitorio: «Nella legge sono previste delle norme transitorie: grazie ad un decreto del presidente del consiglio - su proposta del ministro degli Interni- le unioni civili si potranno celebrare entro trenta giorni dal momento della firma del provvedimento da parte del presidente della Repubblica. Poi, certo, bisognerà tenere conto dei tempi per l’acquisizione dei pareri della Corte dei conti e del Consiglio di Stato» (Arachi, Cds).

Isis Arrestati a Bari tre afghani legati all’Isis (altri due indagati si trovano in Afghanistan) che preparavano attacchi a Bari, Roma, Trieste, Londra. Alcuni dei fermati vivevano nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo, avendo ottenuto il permesso di protezione sussidiaria. Negli archivi dei cellulari degli indagati ci sono un ipermercato, il porto e l’aeroporto di Bari, e poi Roma con piazza Venezia, il Colosseo, i Fori. Ma anche Londra, Trieste. Foto, video, selfie anche istituzionali (l’indagato Hakim Nasiri ha scattato un selfie con il sindaco di Bari, Antonio Decaro in occasione della «Marcia scalzi», a favore degli immigrati) portano gli inquirenti alla conclusione che stavano progettando attentati. L’inchiesta nasce con una telefonata ai carabinieri di Bari intorno alle otto di sera del 16 dicembre scorso. È una segnalazione della presenza nel Centro commerciale Ipercoop di Bari-Santa Caterina di quattro stranieri «in atteggiamento sospetto, uno in particolare intento a videofilmare con il proprio cellulare la struttura commerciale». Analizzando i cellulari dei quattro afghani sono apparse le foto e i video dei possibili obiettivi di attacchi. Ma quello che ha insospettito gli investigatori sono stati i viaggi aerei di alcuni di loro: Parigi, Londra, Bari, Kabul. Un «turismo» sospetto, visto che ufficialmente nessuno di loro aveva un impiego: «Viaggiavano in Europa senza avere apparentemente disponibilità economiche». Che si tratti di una cellula terroristica ne sono convinti gli inquirenti pugliesi: «Una cellula perché si frequentano da tempo, viaggiano insieme, fanno insieme i sopralluoghi». E hanno disponibilità di armi. Nel cellulare di Ahmadzai Qari Khesta Mir sono state trovate le foto di quattro fucili Ak-47 Kalashnikov, mentre Hakim Nasiri si è lasciato immortalare mentre impugna un fucile M-16 davanti a un negozio. Tantissimo il materiale informatico sequestrato. La foto di Barack Obama che si trasforma in un asino viene catalogata come «materiale ideologico di odio antioccidentale». Eppoi proclami jihadisti, sermoni e propaganda dell’Isis, foto di leader dei taleban (Ruotolo, Sta).

Baviera Ieri alle 5 del mattino nella stazione di Grafing, un paese di 13mila abitanti nel Land della Baviera, Paul H.: 27 anni, da Giesen, Bassa Sassonia, affetto da disturbi mentali, già tossicodipendente, incensurato, gridando «Allah akbar!», «Dio è grande» ha estratto un coltello dalla tasca e ha aggredito due passeggeri aggrediti a colpi di lama: uno è morto, l’altro è ferito (in gravi condizioni) come le ultime due vittime casuali, due ciclisti, colpiti dall’attentatore sul piazzale antistante la stazione mentre a piedi nudi cercava di aprirsi la via di fuga. «Non si fermava, colpiva e gridava: voi infedeli dovete morire», è il racconto consegnato alla polizia da alcuni testimoni. Passano otto ore prima che il ministro dell’Interno della Baviera, Joachim Hermann, escluda la pista islamica o terroristica: scavando nel presente e nel passato dell’omicida non emergono indizi. Sfumano anche le «motivazioni politiche» ipotizzate inizialmente dalle autorità. Non un lupo solitario indottrinato dall’Is, dunque, ma un folle afflitto da problemi psichici e dipendenza da sostanze stupefacenti (Berizzi, Sta).

Nirenstein Dieci mesi fa, quando il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu l’aveva da poche ore designata ambasciatrice a Roma, Fiamma Nirenstein aveva detto: «Amo tanto anche l’Italia, il mio Paese natale, ma penso che combattere contro la diffamazione di Israele e per l’esaltazione del suo magnifico attaccamento alla democrazia, benché circondato da nemici, sia il compito primario di ogni ebreo». Ma tre settimane fa in Israele tre settimane il quotidiano Haaretz ha ritirato fuori un articolo che aveva scritto da giornalista nel 1996: un profilo di Sara Netanyahu ai tempi del primo mandato del marito al governo, intitolato «Un mostro vestito da first lady». Ieri la Nirenstein ha rinunciato alla candidatura e Haaretz attribuisce la decisione a quella rivelazione. Nel pomeriggio di ieri Nirenstein ha avuto un lungo colloquio a Gerusalemme con Dore Gold, direttore generale del ministero degli Esteri. Poi ha spiegato la scelta in un comunicato ufficiale: «Ringrazio il primo ministro per la sua fiducia in me. Voglio esprimere la volontà di continuare a contribuire allo Stato di Israele al meglio delle mie possibilità». Le ragioni sono «personali» come ribadiscono i consiglieri di Netanyahu all’agenzia Ansa. Il primo ministro israeliano non ha cambiato idea e tantomeno la causa sarebbe l’articolo ripescato da Haaretz: «Il premier non ha ritirato il suo appoggio alla candidatura». L’unica motivazione pubblica resta quel «personali» (Frattini, Cds).

Acido La cassazione ha confermato vent’anni di galera per Luca Varani, l’avvocato che nell’aprile del 2013 assoldò due albanesi perché sfigurassero con l’acido l’ex fidanzata Lucia Annibali, avvocato pure lei, che non voleva riallacciare la loro relazione ormai lacerata. E le due condanne precedenti avevano stabilito vent’anni di carcere per i reati di stalking, lesioni gravissime (l’acido in volto) e tentato omicidio (per aver manomesso le manopole del gas dell’appartamento di Lucia che, se lei non fosse intervenuta in tempo, avrebbe potuto esplodere). «La giustizia nel mio caso è stata perfetta» ha commentato Lucia uscendo dal Palazzaccio. «Voglio dedicare questa giornata a chi con le indagini ha reso possibile questo risultato. E un pensiero va anche ai ragazzi di Milano sfigurati come me. Vorrei essere per loro e per chi subisce ingiustizie un esempio di speranza. Adesso quello che voglio è riprendere in mano la mia vita completamente, senza più il pensiero di dover sostenere altri passaggi giudiziari, altre cose da mettere in discussione, prove da superare. Per me questo capitolo è chiuso per sempre. Sono la donna nuova che è nata dopo l’acido e voglio essere Lucia e basta, non Lucia la sfregiata. Io di mestiere non voglio fare la sfigurata» (Fasano, Cds).

(a cura di Roberta Mercuri)