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 2016  maggio 10 Martedì calendario

Per Mediobanca l’offerta di Cairo per Rcs è troppo bassa. Si aspettano proposte alternative

Tra i principali azionisti di Rcs, mancava solo Mediobanca a dire la sua sull’Ops lanciata da Cairo Communication. Se non ci fosse stata la Consob a sollecitare una nota a riguardo, probabilmente non ci sarebbero state prese di posizione ufficiali e sarebbero continuate le voci che sul mercato davano l’istituto di Piazzetta Cuccia in manovra alla ricerca di fantomatici cavalieri bianchi per il gruppo che edita il Corriere della Sera. Voci che peraltro finora hanno avuto solo un impatto relativo sul titolo che, centesimo più centesimo meno, è restato comunque ancorato al concambio prospettato dall’Ops di 0,12 azioni di Cairo communication per ogni azione Rcs. Questo fino a ieri, dato che in Borsa Rcs ha guadagnato il 5,26% chiudendo a 0,60 euro, mentre il titolo Cairo Communication è calato del 4,67% a 4,576 euro. A quest’ultimo prezzo, il valore dell’offerta per Rcs sarebbe di poco inferiore ai 55 centesimi. «Bisogna chiarire tutte le posizioni», ha spiegato da parte sua il presidente Consob Giuseppe Vegas. «Abbiamo chiesto un supplemento di informazioni a Cairo – ha aggiunto – e abbiamo chiesto un comunicato a Mediobanca in quanto capocordata di una proposta alternativa, almeno a quanto leggiamo sulla stampa. Così come fa il prete che, in chiesa, deve chiedere a entrambi i futuri sposi se si vogliono sposare».
Mediobanca, dunque, su sollecitazione Consob, ha precisato, con un comunicato, che «svolgerà le opportune valutazioni sulla base dei contenuti finanziari e industriali» della proposta di Urbano Cairo «successivamente alla pubblicazione del documento informativo relativo all’offerta e all’emissione del parere dell’emittente che, preliminarmente, ha comunicato di ritenere il corrispettivo dell’offerta significativamente a sconto, rispetto alle medie degli ultimi mesi del titolo Rcs rapportate a quelle del titolo Cairo Communication e alla media delle valutazioni degli analisti». Ciò detto, l’istituto «si riserva di valutare ogni opzione per la miglior valorizzazione della propria partecipazione, ivi incluso ilmantenimento della stessa o eventuali proposte alternative, cui possa essere destinatario».
In sostanza, leggendo tra le righe, anche Mediobanca – come già altri soci dell’ex patto, Pirelli e UnipolSai – non considera soddisfacente il corrispettivo offerto. D’altra parte la quota residua in Rcs – di poco superiore al 6% rispetto all’oltre 15% detenuto qualche anno fa – è destinata alla dismissione, secondo le previsioni del piano industriale della banca. Non però a qualsiasi prezzo, tant’è che lo smantellamento della partecipazione si era fermato quando le quotazioni erano scese a ridosso del prezzo di carico e quando, di fatto, era stata necessaria una “mediazione” dell’ex primo/secondo socio per trovare il supporto azionario necessario alla presentazione di una lista di “maggioranza” per il rinnovo del consiglio di amministrazione.
D’altra parte Mediobanca è una banca d’affari e quindi, non come azionista, ma come tale è costituzionalmente attrezzata a studiare operazioni straordinarie se viene chiesto il suo intervento come advisor. «Destinatari», è infatti l concetto che l’ad di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, si è limitato a sottolineare a chi gli chiedeva di chiarire se Mediobanca sia anche parte attiva nell’individuazione di eventuali proposte alternative a quella di Cairo.
Allo stato non sembra esserci però la ressa di contendenti. Come logico dal momento che le condizioni ufficiali dell’Ops di Cairo Communication non sono ancora state dettagliate: il prospetto informativo dovrebbe vedere la luce a fine mese. Ma in generale è difficile ipotizzare una controfferta per un gruppo che è ancora gravato da un pesante indebitamento – oltre 400 milioni anche dopo la cessione della Libri a Mondadori – a prescindere dal gradimento del primo creditore, il gruppo Intesa-Sanpaolo esposto verso Rcs per 162 milioni, che di suo sta assistendo l’editore piemontese nell’offerta di scambio. Questo sebbene l’ad di Intesa, Carlo Messina, abbia ribadito più volte che se ci saranno offerte migliori le valuterà.
Da parte sua, il presidente di Unipol-Sai, Carlo Cimbri, ha precisato di non essere allineato con Mediobanca, bensì con gli interessi del gruppo assicurativo. «A oggi – ha spiegato – c’è l’offerta di Cairo Communication: c’è una cosa che vale molto, Cairo communication, e una che viene valutata poco che è Rcs». Chiaramente, è stato il suo ragionamento, valuteremo «qualsiasi controfferta se è meglio di questa, come valuteremo favorevolmente un miglioramento dell’offerta attuale». Valutazioni analoghe le stanno facendo anche gli investitori istituzionali, che saranno il vero ago della bilancia visto che il flottante sul mercato, con lo sparpagliamento della quota che era di Fca, ha ormai superato il 60%.
I termini dell’istruttoria Consob per l’autorizzazione alla pubblicazione del prospetto sull’Ops sono stati sospesi per un massimo di 15 giorni, in attesa che Cairo Communication trasmetta all’Authority di mercato le ulteriori informazioni richieste. Risposte che dovrebbero arrivare a breve, nel giro di questa settimana. Ad ogni modo, l’impressione è che l’offerta a ciel sereno piovuta dall’editore che recentemente ha aggiunto La 7 nel suo carniere sia solo l’inizio di una partita che difficilmente lascerà invariato, nella composizione attuale, l’azionariato di Rcs.