Il Messaggero, 10 maggio 2016
La pasta fatta in casa si stampa in 3d. L’ultima idea della Barilla
Salami già pelati pronti da affettare, formaggi senza lattosio e majonese senza uova, bottiglie biodegradabili, cannucce per il latte al sapore di cioccolato. E ancora: pizza al carbone vegetale, o la piadina con riso rosso fermentato. Per non dire degli innumerevoli piatti pronti, sempre più saporiti e più salutari. Cibus – la fiera dell’alimentazione aperta ieri a Parma dai ministri Maurizio Martina (Agricoltura), Beatrice Lorenzin (Salute) e dal vice alle attività produttive Ivan Scalfarotto – è il festival della tradizione italiana a tavola e contemporaneamente dell’innovazione. Non per nulla il claim scelto da Federalimentare per la sua assemblea è Made in Future. Come sono appunto le innovazioni di prodotto, i packaging più pratici e meno dannosi per l’ambiente, i prodotti salutistici con meno grassi, biologici, vegani e via elencando. Più di mille le novità presentate dalle 3000 aziende presenti (il record delle 18 edizioni finora svolte, così come è record il numero dei bayer da tutto il mondo: 2000).
INNOVAZIONE
E stamattina arriva l’innovazione perfino per il più tradizionale dei prodotti made in Italy: la pasta. Barilla presenta la prima stampante 3D per produrre a casa o al ristorante formati del tutto nuovi. È la conclusione di un progetto durato quattro anni, condotto assieme a un centro di ricerche olandese, per realizzare il prototipo della prima macchina che in appena 2 minuti sforna pasta fresca per quattro persone. E per di più con formati unici, caratterizzati da forme e geometrie impossibili con le tradizionali tecnologie.
L’IMPASTO
La stampante, invece dell’inchiostro, utilizza un impasto preparato con semola di grano duro e acqua. «Basta caricare le cartucce di impasto nella macchina e il gioco è fatto – spiega Fabrizio Cassotta, responsabile Innovazione della Barilla – Tutto dura pochi minuti: si sceglie la forma di pasta desiderata e le informazioni vengono trasmesse alla stampante, che le materializza già pronte da cuocere, con forme di pasta mai viste prima e fatti con gli ingredienti che più ci piacciono».
I primi formati realizzati da Barilla con la tecnologia di stampa 3D sono Rose, Luna e Vortipa. Tre nomi che vanno ad aggiungersi allo sterminato elenco delle paste italiane. Arduo perfino provare a fare un “bignamino”: pensando agli animali, abbiamo le creste di gallo, i galletti, le corna di bue, i denti di cavallo e poi gli occhi di lupo o di pulce, quelli di pernice e di passero, o i più comuni lumache, farfalle, telline, arselle, conchiglie. Con riferimento al tempo ci sono le tempestine e le grandinine; dalla foresta sono usciti folletti e diavoletti, e nelle umide sere d’estate lucciole e lumachelle. Un malizioso riferimento al sesso lo troviamo in fregnacce, cazzellitti, pisarei, cazzetti d’angelo. La storica della pasta Oretta Zanini De Vita nel suo “Atlante della pasta” (Agra editrice) indica 1338 forme diverse. Continuiamo: dal corpo umano abbiamo linguine, orecchiette, gomiti e dal cielo lune, stelle, stelline. Immune non è rimasta neanche la storia.
I NOMI
Quando a fine Ottocento i ditalini rigati presero il nome di garibaldini, casa Savoia fece catalogare come mafaldine le fetticcelle create in occasione della visita a Gragnano della principessa Mafalda. La stessa pasta ebbe una successiva versione coloniale con i nomi di tripoline e bengasini. Chissà da oggi, quanti nomi forme e nuovi nomi verranno fuori?