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 2016  maggio 10 Martedì calendario

L’Hitler in ginocchio di Cattelan vale 17 milioni di euro e se l’è comprato un tale di nome Marx

Il mercato dell’arte contemporanea viene sempre dato sul punto di collassare ma nonostante i gufi continua a rimanere in piedi, robusto. Lo ha dimostrato domenica sera con le due prime aste di New York da Christie’s e poi da Phillips. Molte opere hanno raggiunto prezzi forti. In particolare da Christie’s il record fatto da Him il piccolo Hitler di Maurizio Cattelan, opera del 2001 prodotta in quattro esemplari, aggiudicato per 17,2 milioni di dollari con un’offerta al telefono che si presume arrivi dal collezionista tedesco Erich Marx. Hitler comprato da Marx sembra una barzelletta. Le altre tre versioni di questa opera così controversa, il che spiega in parte l’assurdità del valore, sono tutte in mano a collezionisti privati per motivi opposti attratti dal soggetto: l’ebreo austriaco Stefan Edliss a Chicago, gli sceicchi del Qatar, un industriale di Washington. 
La salute del mercato dell’arte può essere però ingannevole essendo diventato il sistema delle aste molto complicato e non limpidissimo da capire. Le cifre che fanno notizia non sempre raccontano la vera storia che ha portato a certi valori. Prendiamo proprio l’asta di domenica: oltre a Cattelan un’opera di Koons, One Ball Total Equilibrium Tank del 1985, una palla da basket sospesa in un acquario, è stata venduta per 15,3 milioni di dollari. Un prezzo esorbitante visto ad occhio nudo. In realtà pare che la casa d’aste, pur di avere l’opera, avesse garantito al collezionista 15 milioni di dollari e il suo guadagno sia stato quindi di «soli» 300 mila. Il perverso sistema delle garanzie è spesso alla base delle aste importanti: le case sono disposte a prendersi rischi enormi pur di convincere un collezionista a mollare capolavori che portano un incredibile ritorno d’immagine ma spesso pochi utili. Se l’opera di Koons non avesse trovato acquirenti, Christie’s avrebbe dovuto ugualmente sborsare 15 milioni diventandone lei proprietaria.
Insomma non è tutto oro quello che luccica. Espressione che torna bene con l’opera di Cattelan America, il cesso d’oro massiccio che doveva essere installato al Guggenheim e invece per problemi tecnici non si sa quando sarà esposto. La mancata inaugurazione aveva creato preoccupazione attorno alla vendita del Piccolo Hitler. Si temeva che i potenziali compratori cambiassero idea. Non è stato così. Il mercato di Cattelan è quindi tornato ad essere forte dopo un periodo di flessione? Anche questa conclusione è fuorviante. I grandi prezzi vengono raggiunti da opere iconiche, diventate parte della storia dell’arte contemporanea come appunto Him o la palla da basket di Koons. Altri lavori meno importanti degli stessi artisti non è detto che raggiungano gli stessi risultati o addirittura vengano comprati.
Il mercato dell’arte ha la memoria breve ed è facilmente impressionabile. Non è scontato, se un altro dei quattro piccoli Hitler tornasse in vendita, che otterrebbe lo stesso risultato. Per il momento comunque «la venalità del male» fa sicuramente notizia.