la Repubblica, 10 maggio 2016
La politica è scontro, ma non lotta nel fango
Il ministro Boschi ha detto una greve sciocchezza: «chi vota “no” (alle riforme, ndr) vota come Casa Pound». L’ha detta come rappresaglia a una greve sciocchezza uguale e contraria: «chi vota “sì” vota come Verdini», ma questo non la assolve. Perché chi governa è tenuto all’alto profilo (o perlomeno medio), e perché di rappresaglia in rappresaglia il livello sprofonda: e i mesi che ci separano dal Referendum Fatidico possono diventare, per il dibattito politico italiano, un precipizio senza fondo. Voteranno “no” le persone più diverse con le intenzioni più diverse. Idem quelli che voteranno “sì”. Ma l’odio e il disprezzo reciproci, già intuibili dallo scontro verbale tra Boschi e la sinistra del Pd, sono destinati a salire inesorabilmente in assenza di un calmiere, magari anche di un calmante. C’è da essere pessimisti. Diventerà un giudizio di Dio su Matteo Renzi e anche chi si illude di stare promuovendo o bocciando una riforma elettorale verrà risucchiato inesorabilmente nella lista, “servi di Renzi e nemici della Costituzione” contro “reazionari sabotatori del progresso”. Negli interstizi e nelle pause qualcuno proverà a dire le proprie ragioni, ma il fracasso sommergerà la sua voce. Bello che la politica sia anche scontro. Ma il catch nel fango non è, tra gli sport, il più esemplare.