10 maggio 2016
Secondo i pm ci fu una «cabina di regia» a Banca Etruria che diede ordine di collocare bond a rischio anche ai piccoli risparmiatori • Cameron dice che l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea aumenterebbe «il rischio di guerra» • Si dimette il cancelliere austriaco Faymann • Nelle Filippine sta per andare al potere Rodrigo Duterte detto “Il Giustiziere” • In Italia i pesticidi contaminano il 64 per ceto di fiumi e laghi
Banca Etruria Secondo i pm ci fu una «cabina di regia» a Banca Etruria che diede ordine di collocare bond a rischio anche ai piccoli risparmiatori. La prova è stata trovata nelle email inviate dalla direzione generale ai responsabili di numerose filiali: i vertici di Banca Etruria ordinarono di vendere obbligazioni subordinate anche ai piccoli risparmiatori e non solo, come avrebbero dovuto, ai clienti «istituzionali». Per questo sono stati indagati e perquisiti dalla Guardia di Finanza su ordine della procura di Arezzo due dirigenti dell’Istituto di credito aretino, accusati di truffa aggravata. La conferma delle disposizioni ricevute dalla sede centrale è arrivata da numerosi direttori di filiale interrogati dal pool di pubblici ministeri coordinati dal procuratore di Arezzo Roberto Rossi. Il resto è stato trovato nel corso delle perquisizioni effettuate nei mesi scorsi dopo la presentazione di oltre 400 denunce di cittadini che lamentavano di essere stati ingannati da chi aveva proposto loro «un investimento sicuro», omettendo di prospettare i rischi legati all’acquisto di quelle obbligazioni. La necessità di ottenere denaro derivava dalla disastrosa gestione dei vari Cda e in particolare l’ultimo, quello guidato dal presidente Lorenzo Rosi e dai suoi vice Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, padre del ministro per le Riforme Maria Elena. Tutti indagati per bancarotta e sospettati — insieme ai consiglieri — di aver dissipato il patrimonio (Sarzanini, Cds)
Brexit A Londra, David Cameron avverte che l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, nel referendum del 23 giugno prossimo, aumenterebbe «il rischio di guerra», citando come moniti il 1914 e il 1940, le date d’inizio dei due conflitti mondiali. «Voltare le spalle all’Europa sposterebbe gli orologi all’indietro verso una nuova era di nazionalismi in competizione. Non ho dubbi che l’Unione Europea abbia contribuito a mantenere la pace e la stabilità in Europa». Replica di Boris Johnson, compagno di partito di Cameron ma pure suo rivale da sempre e ora uno degli esponenti della campagna per portare la Gran Bretagna fuori dalla Unione: «Sciocchezze, il garante della pace in Europa è la Nato. Appena pochi mesi fa il premier si diceva pronto a considerare ogni opzione, dunque anche a votare no alla Ue, se Bruxelles non gli avesse fatto concessioni per rinegoziare i rapporti con Londra», ironizza l’ex-sindaco di Londra, «e ora vuole farci credere che il no alla Ue scatenerebbe la terza guerra mondiale» (Franceschini, Rep).
Austria Ieri il cancelliere Werner Faymann si è dimesso da capo del governo e dei Socialdemocratici della Spö «per mancanza di sostegno» e in Austria si è aperta la crisi politica. Effetto del terremoto innescato dalle elezioni presidenziali, che per la prima volta vedono escluse dal ballottaggio le grandi forze al potere dal Dopoguerra, socialdemocratici e popolari. Al secondo turno del 22 maggio si sfideranno infatti il candidato dell’estrema destra Norbert Hofer, che nella prima tornata ha trionfato con il 35% dei consensi, e l’indipendente ecologista Alexander Van der Bellen. Un voto preceduto da una serie di sconfitte per la Spö in diverse elezioni amministrative. Declino condiviso dai conservatori dei Partito popolare che governano in coalizione con i socialdemocratici. Parallelamente, la retorica xenofoba della Fpö, il Partito della libertà di Hofer, infiammava il dibattito sull’immigrazione, costringendo il governo di Faymann a inseguire la destra alzando i toni sulla barriera al passo del Brennero. Cancelliere ad interim sarà nominato il vice cancelliere Reinhold Mitterlehner, conservatore, che ha subito escluso l’opzione voto anticipato rispetto alla naturale scadenza del 2018: la priorità in questo momento è tentare di garantire la stabilità del governo (Cds).
Duterte Nelle Filippine, arcipelago dell’Asia da 100 milioni di anime in gran parte cattoliche, sta per andare al potere un uomo ribattezzato dai media “Il Giustiziere”. Le elezioni generali di ieri vedono Rodrigo Duterte, detto “Digong”, 71 anni, nettamente in testa nello spoglio del voto per la carica di Presidente della Repubblica. Fama da duro incorruttibile e una vita da libertino dichiaratamente intensa («Darò un premio agli inventori del Viagra» ha detto di recente), prima di tentare la scalata al potere nazionale ha vinto ben sette mandati da sindaco della popolosa Davao, dove in pochi anni ha fatto eliminare da squadre private di vigilantes 1000 sospetti criminali e trafficanti di droga. «Ucciderei anche mio figlio se prendesse droghe o commettesse un crimine», si è sempre difeso. La rivista Time qualche anno fa lo ha ritratto in sella per le strade della sua città a capo di una banda di motociclisti anti-crimine e sui media locali fanno furore i suoi infiammatori discorsi zeppi di gaffe in stile Donald Trump, come quando ha definito l’attuale premier Benigno Aquino «un figlio di p......». Senza mezzi termini ha annunciato che utilizzerà gli stessi metodi da sindaco-sceriffo in tutto il Paese. «Il mio governo costruirà meno prigioni e più pompe funebri per i trafficanti», ha giurato. A un giornalista che gli chiedeva quale metodo avrebbe usato contro di loro, ha risposto secco: «Ucciderli tutti». La stella del populista Duterte brilla anche per la verve nazionalistica dei discorsi pubblici (ha promesso di recarsi in aereo su una delle isole contese alla Cina per piazzare di persona una bandiera filippina), ma la sua vittoriosa discesa in campo sfrutta soprattutto la montante rabbia contro le dinastie familiari e il sistema dei partiti, accusati di vanificare con la corruzione gli effetti della crescita economica, oggi superiore al 6 per cento, lasciando enormi sacche di povertà. La sua non celata intenzione è di riscrivere la Carta Costituzionale per ridurre i poteri del Parlamento e creare un “governo rivoluzionario”, che — lascia intendere — sarà però sempre amichevole verso gli investitori stranieri. A suo merito sul fronte dei diritti umani è ascritta la nomina di un vicesindaco musulmano, nonché le sue pubbliche aperture ai diritti dei gay e dei transessuali. Separato con due figli dalla prima moglie (entrambi in politica come sindaco e vicesindaco) e due da altre consorti occasionali, il “Giustiziere” dichiara apertamente di non recarsi a messa, anche se giura di credere in Dio. «Se dovessi rispettare tutti i 10 Comandamenti non potrei fare il sindaco», si è giustificato (Bultrini, Rep).
Pesticidi Il Rapporto nazionale pesticidi nelle acque dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), dice che due campioni su tre di acqua prelevata da fiumi e laghi risultano contaminati da pesticidi. E in un caso su cinque si superano i limiti di qualità ambientale. Non solo: tra il 2003 e il 2014 si è registrata una crescita dei campioni contaminati del 20 per cento nelle acque superficiali e del 10 per cento in quelle sotterranee. «Sono state trovate 224 sostanze diverse, un numero sensibilmente più elevato degli anni precedenti (erano 175 nel 2012)», si legge nel rapporto Ispra che mette in relazione questo dato con una maggiore efficacia delle indagini condotte. Nelle acque superficiali è stata rintracciata la presenza di pesticidi nel 63,9 per cento dei 1.284 punti di monitoraggio controllati (nel 2012 era il 56,9 per cento); nelle acque sotterranee sono risultati contaminati il 31,7 per cento dei 2.463 punti (31 per cento nel 2012)». Inoltre, aggiunge l’Ispra, «più che in passato sono state trovate miscele di sostanze nelle acque, contenenti anche decine di componenti diversi, fino a 48 sostanze in un singolo campione. E la tossicità di una miscela è sempre più alta di quella dei singoli componenti. Si deve, pertanto, tenere conto che l’uomo e gli altri organismi sono spesso esposti a cocktail di sostanze chimiche di cui a priori non si conosce la composizione». In particolare è diffusa la presenza dei neonicotinoidi, tra i principali responsabili della moria di api, e del glifosato, una sostanza al centro delle polemiche perché considerata probabilmente cancerogena dallo Iarc (l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità) mentre l’Efsa (l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare) ha dato un parere diverso (Cianciullo, Rep). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]
(a cura di Roberta Mercuri)