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 2016  maggio 07 Sabato calendario

La crisi a fatto fuori il 10,6 per cento dei manager

L’onda lunga della crisi si è abbattuta con forza sul management delle aziende industriali: in cinque anni, dal 2011 al 2015, il numero dei manager è passato da 77.517 a 69.246 unità, segnando una contrazione a doppia cifra (-10,6%). Parallelamente, sono diminuite anche le imprese attive (che operano nel settore): erano 318mila nel 2011, sono diventate 296mila nel 2015 (-11,73%).
Lo scorso anno, però, c’è stata una primissima inversione di tendenza: è tornato il segno più (oltre il 20% rispetto all’anno precedente) sulle assunzioni, soprattutto di manager over55, unica tra le fasce d’età considerate che ha registrato un +17% rispetto al 2011, arrivando a rappresentare, nel 2015, circa un terzo della popolazione in servizio.
Il quadro comunque è in chiaro scuro: le assunzioni 2015 hanno riguardato in prevalenza imprese medio-grandi (che hanno un bacino di manager superiore alle 100 unità); ma per un Paese, come il nostro, caratterizzato in prevalenza da pmi, sul totale delle aziende industriali solo il 5,6% ricorre a una figura manageriale.
«La situazione è ancora critica – ha commentato il numero uno di Federmanager, Stefano Cuzzilla, aprendo ieri a Roma la prima assemblea nazionale -. Ma la quarta rivoluzione industriale è già in atto, e servono, quindi, competenze e capacità per affrontare con successo l’innovazione tecnologica e il cambio di processi e di modelli organizzativi». Del resto, ci sono settori che stanno dando performance interessanti: tutto il made in Italy e il manifatturiero, ma anche il farmaceutico l’Hi-Tech.
«Stiamo imboccando la strada di una lievissima ripresa – ha evidenziato il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta -. Per irrobustirla servono fiducia ed investimenti».
A partire dal capitale umano, visto che la vera sfida, nei prossimi anni, si giocherà essenzialmente su innovazione, Pa, sistemi produttivi e modelli aziendali. «E i manager lo sanno – ha aggiunto Cuzzilla -. Per questo abbiamo individuato quattro profili che, a nostro avviso, saranno indispensabili per le imprese che vogliono porsi in modo competitivo sui nuovi mercati». Si tratta dell’innovation manager (con capacità di visione e gestione rischio); il temporary manager (che si adatta alle esigenze di flessibilità); l’export manager (per le aziende che puntano a posizionarsi sui mercati esteri); e il manager di rete (un facilitatore per far migliorare le imprese). Questi 4 profili sono stati certificati dalla Federazione (un modo per riconoscere le competenze, ma anche per premiare il merito).
Una strada, quella della selezione della classe dirigente, che è stata intrapresa, per esempio, in Sanità dal ministro, Beatrice Lorenzin, con lo schema di decreto per individuare i direttori generali delle aziende sanitarie: «Un passo per creare una nuova classe dirigente – ha spiegato il ministro -. Lo step successivo saranno gli incentivi perchè i migliori devono essere premiati nel privato, ma anche nel pubblico».