Il Sole 24 Ore, 7 maggio 2016
Donald Trump spaventa soprattutto per l’ignoranza con sui parla di politica economica e finanziaria
Al di là del sensazionalismo eccitato per il “reality show” che entra in politica, Donald Trump spaventa soprattutto per l’ignoranza con sui parla di politica economica e finanziaria. L’ultima uscita? «Si potrebbe rinegoziare il debito americano, se le cose vanno bene OK, ma se vanno male…». Il problema è che Trump non si rende neppure conto dell’effetto Tsunami che una dichiarazione di questo genere avrebbe sui mercati globali se la facesse da presidente. Trump non capisce, anzi, non sa, che l’àncora per la stabilità finanziaria mondiale, la solidità e la credibilità del Tesoro americano non possono essere messe in discussione. Eppure ci sarà qualcuno per strada che dirà, “bravo Trump”: fatti fare lo sconto da cinesi che barano sul cambio, ci rubano i segreti industriali e ci strappano posti di lavoro.
Quel che inorridisce nella casuale congettura economica del candidato repubblicano per la Casa Bianca è la sua assoluta incompentenza, che trova eco solo in altri incompetenti e scontenti alla ricerca della soddisfazione della protesta, anzi della vendetta: «Sono il re del debito – ha detto l’altro giorno – so come trattare coi creditori». Ma questo vuol dire applicare la tattica del pescecane per la quale Trump è noto in affari, alla politica economia degli Stati Uniti d’America. Se fallisco con un albergo non pago. Se la Cina bara sul cambio non pago. Per questo promette tariffe del 45% contro la Cina e che otterrà rimborsi dal Messico per la costruzione di un muro che li separi dagli Stati Uniti. Ci manca solo che prometta di usare la bomba atomica, se necessario, naturalmente. E chissà prima o poi lo dica, magari per ritrattare cinque minuti dopo. Lo stesso per il commercio: quando Obama accusa la Cina di rubare il lavoro agli americani, capitalizza sulla frustrazione del singolo ignorando l’interesse della nazione: perché i consumatori americani, che fanno da traino per il 70% dell’economia del Paese, possono pagare meno facendo shopping da Wal-Mart? Perché i prodotti sono fatti in Cina. Perché i tassi in America sono bassi? Perché la Cina reinveste il surplus commerciale in titoli del Tesoro americano.
Questa è la realtà. Poi c’è la finzione di Trump che purtroppo fa presa.
Obama ieri ha attaccato con durezza l’improvvisazione del candidato repubblicano alla Casa Bianca del 2016, ha denunciato i pericoli che dichiarazioni esplosive ormai di un candidato presidenziale, non di un concorrente alle primarie, possono avere su Paesi alleati, su paesi nemici e più in generale sui mercati. Con il mondo in fiamme, sanzioni in corso contro la Russia, tensioni senza precedenti nei rapporti regionali e globali, il mondo ha bisogno di un’America stabile, matura, non di un esperimento di bullismo da cortile. Per questo, più che i democratici, sono i repubblicani a essere terrorizzati da Trump. Per l’interesse del loro Paese, prima ancora che per quello del loro partito.