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 2016  maggio 07 Sabato calendario

A Torino c’è una scuola che ha trasformato la festa della mamma in la festa di chi ti vuole bene. Per non far sentire nessuno a disagio

Se la festa della mamma mette a disagio. Nella I D dell’elementare Coppino di Torino, l’anniversario di domani ha cambiato nome: è diventato la «Festa di chi ti vuole bene». Ma i buoni propositi delle maestre, nei fatti, hanno scatenato una battaglia tra genitori. 

L’intenzione delle insegnanti era stata comunicata a madri e padri a inizio anno: proponiamo di abolire la festa della mamma, avevano detto. Poi la decisione è passata in cavalleria fino ad ora, a ridosso dell’8 maggio, quando si è presentato il problema.
A chi dedicare i lavoretti dei piccoli, per non discriminare nessuno, anche quei bimbi figli di famiglie nuove o che magari una mamma non ce l’hanno più? Nel caleidoscopio delle storie personali dei nuclei familiari, le insegnanti hanno pensato di lasciare libertà di scelta ai bimbi. 
I piccoli hanno seminato una pianticella di fagioli in un vasetto che verrà poi consegnata a fine anno. Simbolo di cura e amore per un germoglio che cresce, proprio come i bambini sono accuditi da chi sta loro al fianco, e non sono solo i genitori. Ma nei fatti, la pensata ha scatenato un quarantotto.
La sensibilità

I bambini, si sa, sono delle spugne. La loro è una sensibilità ben diversa da quella degli adulti. Sta di fatto che 15 alunni su 25, quando si sono trovati a scrivere col pennarello la dedica sul bigliettino, non hanno citato nè mamma nè papà. Piuttosto la tata, nonni, zii o altri parenti, un animale domestico oppure l’amichetto del cuore che non vedevano da tanto tempo. E una punta di dispiacere ha tolto il sorriso ai genitori di quei bimbi. Perché tutti ci lamentiamo spesso di una ricorrenza che ha il sapore della festività commerciale, ma in fondo il pensiero ci fa piacere. 
La rappresentante

La mamma rappresentante di classe si affretta a spiegare: «Non c’è polemica, qualunque commento è sterile e privo di fondamento. La nostra è una classe davvero unita. Le maestre si prendono cura dei nostri bambini nel migliore dei modi, con passione e professionalità», dice. E in effetti, la giovane insegnante della I D che ha proposto di ribattezzare la festa, e poi ha trovato il consenso della maggior parte dei genitori della sezione, aveva come obiettivo quello di superare le differenze. Unire, non certo dividere. Far sentire a proprio agio i figli di famiglie di ogni genere. 
I piccoli sono il terminale più indifeso, e per questo devono essere tutelati. Che senso ha, in fondo, lo stereotipo di una festa come quella della Mamma, se viene sostituita con una festa ecumenica, cioè quella di chi ti vuole bene? È ciò che hanno pensato le insegnanti. L’idea tuttavia non è stata condivisa da tutti. 
La polemica

Ed è scoppiata la polemica tra genitori. «Ritengo molto sbagliato eliminare due figure simbolo, la madre e il padre, a favore di un vago e fuorviante, nonché ipocrita, “chi ti vuole bene”», ha scritto su Facebook una delle mamme che ha animato la protesta. Papà e mamma, ha aggiunto, «sono due cardini, due archetipi, due certezze intorno ai quali si è costituita la nostra società. Dovere della scuola è radicare certezze nelle figure di riferimento, non aumentare la confusione e disorientare i bambini». 

Se la festa della mamma mette a disagio, però è uno specchio riflettente di una società che cambia e su cui non possiamo non interrogarci. Una società a cui i bambini si abituano per forza di cose. Molto più in fretta degli adulti.