la Repubblica, 7 maggio 2016
Il tête-à- tête tra Papa Francesco e la Merkel
In un anno, il mondo si è capovolto. E Angela Merkel è arrivata ieri in Vaticano per il suo quarto incontro con papa Francesco dopo i mesi più difficili ma anche più rivoluzionari della sua carriera. Anche se la cancelliera non ha mostrato un’enorme fantasia nella scelta dei regali per Bergoglio – cd musicali sia la volta scorsa che questa – la differenza tra il vertice di febbraio del 2015 e quello di ieri non potrebbe essere più grande. Sui temi più delicati, Merkel e Bergoglio sono sempre stati in sintonia (e la cancelliera ha con il Papa argentino un rapporto migliore di quello che aveva con Ratzinger). Ma mai come oggi, che l’Europa è lacerata dalla più grave crisi dei migranti della sua storia, la figlia di un pastore protestante e il capo della Chiesa cattolica si sentono vicini.L’intero cerimoniale della visita testimonia che per Papa Francesco è lei, ormai, l’interlocutore privilegiato in Europa. Il trait d’union fra i due è stato il cardinale Walter Kasper, che ieri mattina l’ha accompagnata a una messa da lui celebrata presso l’altare della Cattedra della basilica di San Pietro. Alla fine hanno dialogato per qualche minuto: Kasper, in Vaticano, è esponente di un progressismo intelligente, di una Chiesa per gli ultimi, anzitutto. E in Vaticano Merkel si è fatta accompagnare da Annette Schawan, antica e fedelissima amica ed ex ministra dell’Istruzione; finita nella bufera per una tesi di dottorato copiata ma nominata poi, nonostante le polemiche, ambasciatrice presso la Santa sede.Forse non è un caso che tutte le autorità hanno dovuto aspettare a lungo l’arrivo nella sala del Papa e della Merkel, dopo il tête-à-tête. E che la cancelliera sia stata accolta dalle autorità vaticane da un applauso scrosciante, come fosse la regina di un continente ormai stanco, lacerato da forze centrifughe e che lei sta tentando di tenere insieme. Se il Papa vuole telefonare all’Europa, per parafrasare Kissinger, sa che il prefisso è quello di Berlino. Esattamente come ha riconosciuto di recente anche Obama, al G5 di Hannover.L’incontro tra Merkel e Francesco è stato lungo – 25 minuti – e ha toccato vari temi, ma al termine il Pontefice le ha regalato un medaglione con l’Angelo della pace. E lei lo ha accolto sottolineando che «oggi in Europa ne abbiamo tanto bisogno». Bergoglio sa che la Germania è una potenza economica: per lui il denaro è pericoloso e il suo sforzo è portare la prima economia del continente – e con Merkel su questo ci sono identità di vedute – su una politica dell’integrazione, dell’inclusione dei poveri, di un’apertura verso tutti.Il Papa si è informato sulla Siria, sui profughi provenienti da lì. La sua idea è che siamo davanti a un paradosso che evidenzia le responsabilità di istituzioni e governanti che non riescono a gestire il fenomeno delle migrazioni con la lungimiranza e la progettualità che la situazione richiede.Merkel, col suo rifiuto di introdurre un tetto ai migranti, ribadito al difficile congresso della Cdu dello scorso dicembre, con la sua insistenza a evitare muri e cercare soluzioni comuni, condivide il pensiero di Francesco. A quel congresso aveva per una volta abbandonato il suo linguaggio semplice, diretto – che qualcuno definisce pastorale – per ricordare con parole alte le idee di Adenauer e di Kohl, per richiamare il partito ai suoi valori fondanti, al cristianesimo e all’idea che non si debba pensare a folle di migranti, ma a «singoli esseri umani» che arrivano, spesso fuggendo da guerre e disperazione.E il messaggio del Papa alla Merkel è stato ieri in linea con quanto la diplomazia pontificia sostiene da sempre: tenere coesa l’Europa. Un messaggio chiaro e incoraggiante contro ogni populismo e avendo sempre presenti gli ultimi. A conferma, Merkel ha dichiarato che Francesco «ci ha esortato a tenere presenti tre cose: la capacità di dialogo, la capacità di integrazione e la capacità di fare qualcosa. Credo che fare qualcosa sia il compito assegnato a noi, agire per tenere l’Europa coesa». E ancora: «Si tratta di un mandato per noi ad agire, a tenere l’Europa insieme, sia che si tratti della moneta, sia che si tratti della tutela dei nostri confini esterni, ed in particolare l’umanità e il dovere umanitario dell’Europa di non dimenticare».L’anno prossimo Bergoglio sarà in Svezia per i 500 anni della riforma di Lutero. Una scelta che lo aliena ancora una volta da una fetta di cattolicesimo più conservatore, ma parte del suo coraggio è sempre stato quello di guardare oltre l’ortodossia, per cogliere gli spunti di rinnovamento persinonell’eretico di Eisleben.