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 2016  maggio 07 Sabato calendario

Sull’indipendenza dei paesi nel mondo

    Nei giorni scorsi, su sollecitazione di un lettore, ha trattato della dissoluzione della Jugoslavia. Più che giustificato lo scarso peso attribuito alle differenze di fede religiosa nella ricerca delle cause. Però nella sua risposta il Kosovo non viene nominato e mi chiedo perché a croati e sloveni si voglia concedere il diritto di essere indipendenti e agli albanesi no. Il 17 febbraio del 2008 la proclamazione di indipendenza è avvenuta. Perché i catalani, i baschi, gli irlandesi, gli abitanti della Crimea, i veneti hanno diritto di aspirare all’indipendenza o alla secessione e gli albanesi che hanno avuto periodi di conflitto con i Serbi no?
Antonio Fadda antonio.fadda@virgilio.itCaro Fadda,
L’ indipendenza del Kosovo è un fatto compiuto di cui occorre realisticamente prendere nota. Ma le ragioni contrarie non erano prive di valore. Sapevamo che questa piccola provincia balcanica, con i suoi grandi monasteri ortodossi e lo storico ricordo di una battaglia perduta (dai serbi contro la Turchia ottomana nel 1389), avrebbe aggravato la crisi della Jugoslavia in uno dei momenti più difficili della sua storia. Sapevamo che a Mosca l’indipendenza della provincia sarebbe stata interpretata come la nascita di un altro satellite occidentale nella regione. Sapevamo che le condizioni di una reale indipendenza non esistevano: una economia legata in buona parte al contrabbando, una forte disoccupazione, conflitti civili non ancora appianati.
Sapevamo anche che il Kosovo sarebbe diventato per l’Unione un partner scomodo: troppo indipendente per essere governato da Bruxelles, ma troppo bisognoso di tutto per essere lasciato a se stesso. Sapevamo che esistevano altre soluzioni per garantire l’autonomia della popolazione albanese, largamente maggioritaria, senza modificare i confini di ciò che ancora restava della Jugoslavia. E sapevamo infine che l’indipendenza del Kosovo avrebbe stimolato l’appetito di piccoli leader secessionisti in altre parti d’Europa.
Anche ispirati da un passato glorioso, come nel caso della Catalogna e della Scozia, i separatismi sono una pericolosa contro-tendenza. Mentre tutti gli Stati europei, compresi quelli che si proclamano euroscettici, continuano a cedere quote importanti di sovranità a organismi internazionali e metanazionali, assistiamo a una proliferazione di entità minori che chiedono una bandiera, uno stemma e, beninteso, un seggio all’Onu. Quando vedo salire un nuovo stendardo sui pennoni della United Nations Plaza, a New York, mi chiedo se abbiamo fatto felice un popolo o qualche ambizioso arrivista della politica locale.