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 2016  maggio 07 Sabato calendario

Ha le ruote, le braccia allungabili e aiuterà gli anziani. È il primo robot italiano che darà una mano in casa

Avrà le ruote («non possiamo rischiare che schiacci il gatto»). Le braccia allungabili («per potere prendere gli oggetti da terra, una manovra che, per esempio, l’iCub, il robot bambino, non riesce ancora a compiere»). E funzionerà con delle app per compiere delle manovre quotidiane («si potrà caricare l’app per fare il caffé e da quel momento sarà capace di farlo»).
Il nuovo robot dell’Iit di Genova è stato già assemblato e Giorgio Metta, direttore dell’iCub Facility e vicedirettore dell’Istituto, lo ha presentato in anteprima al Galileo Festival dell’Innovazione di Padova. La particolarità è che sarà uno dei primi robot «commerciali» al mondo, finalizzato cioè al mercato dei prodotti «casalinghi»: «Abbiamo immaginato – racconta Metta – un robot che possa essere di aiuto agli anziani (tanto che recentemente ha ricevuto anche il plauso della Cgil, ndr) ma c’è un problema di costo: se l’iCub costava circa 250 mila dollari, questo che abbiamo battezzato “plastic robot” per ora costa circa 20 mila dollari, dunque all’inizio lo immaginiamo nei grandi centri commerciali come quelli di Dubai dove ci può essere il desiderio di mostrare una tecnologia di questo genere per attirare i clienti, o negli ospedali come assistenza ai pazienti per esempio di notte, quando il personale è ridotto».
«Esistono ancora dei problemi che stiamo tentando di risolvere: il robot che abbiamo assemblato è quasi tutto in plastica, ma non siamo ancora arrivati a quello che vorremmo: un materiale completamente plastico ma con le stesse proprietà del metallo, con l’elettronica realizzata con il grafene (altro punto di forza dell’Iit, ndr) all’interno del materiale». Il robot come prodotto dovrà superare infatti le stesse sfide di un prodotto come l’automobile: resistere all’usura. Le auto restano parcheggiate oltre il 90% del proprio tempo, eppure si rompono. Si può comprendere la sfida di un robot che potrebbe dover lavorare 16 ore al giorno. «Fare previsioni è difficile e molti sono stati smentiti – precisa Metta – ma se guardiamo alla diffusione per esempio degli smartphone, possiamo immaginare che si arriverà al mass market dei robot in 25 anni». I brevetti sono cinque, ma 4 sono in fase di presentazione. Motivo per cui il robot è ancora secretato.