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 2016  maggio 08 Domenica calendario

Io parlo in Gif

Se qualcuno vi manda una Gif con Beyoncé che fa roteare una mazza da baseball, non c’è bisogno di avere visto il video di Lemonade, l’ultimo album della cantante, per capire il messaggio. Le Gif (Graphic Interchange Format, o immagini animate) rappresentano da tempo un linguaggio digitale che si somma o si sostituisce al testo, al pari delle emoji, le «faccine» (o emoticon). Il tipo più diffuso consiste in brevissime sequenze tratte dal repertorio della cultura pop (videoclip, film, telefilm) che, estrapolate dal loro contesto, assumono un significato nuovo, indicando reazioni o stati d’animo: Giphy, il motore di ricerca di immagini animate, stima che l’80 per cento provengano da cinema e televisione.
Fondato nel 2013, oggi Giphy dichiara 150 milioni di utenti unici mensili. Negli ultimi mesi ha firmato un accordo con Twitter che permette di incorporare in automatico le Gif. Così il sito ha superato il valore di 300 milioni di dollari e iniziato a produrre contenuti oltre a indicizzarli. E c’è chi, come Graham Ruddick del «Guardian», vede nelle Gif le «nuove emoji». Le immagini animate esistono da decenni, ma hanno assunto una connotazione emotiva recentemente: non è un caso se Twitter le ha aggiunte nello stesso periodo in cui Facebook ha introdotto le reaction, cioè i pulsanti-faccina che indicano amore, divertimento, stupore, tristezza e rabbia (anche Giphy ha una sezione reaction con categorie simili). Tuttavia nel suo incapsulare momenti della cultura pop, il codice ricorda più certi «meme», immagini virali riprodotte con didascalie variabili: il concetto dietro all’onnipresente Gif di Katy Perry che fa l’occhiolino, ad esempio, è lo stesso che ha creato il più classico dei meme, Willy Wonka che ammicca.
Più di emoji e meme, le Gif permettono di esprimere idee complesse e difficilmente rappresentabili a parole: è un «linguaggio non traducibile», ha detto il co-fondatore di Giphy, Alex Chung. Secondo alcuni quello che la società sta cercando di fare va ben oltre il facilitare la condivisione di immagini: come notava l’analista Mona Lalwani sul sito specializzato «Engadget», il motore di ricerca sta archiviando e indicizzando ogni momento saliente della cultura pop, per trasformarlo in capsule di «espressioni umane tascabili». Sta nascendo un enorme database dello showbusiness, da cui attingiamo costantemente per esprimerci. Case discografiche e Hollywood sono ben contenti di collaborare.