La Lettura, 8 maggio 2016
Il 5x1000 fa venire i sensi di colpa. Almeno a Francesco Piccolo
Molti anni fa, la prima volta che ho donato l’8 x 1000, ho scelto di donarlo alla Chiesa valdese. Quell’anno avevo un buon motivo per farlo, lo argomentavo molto bene. Adesso ogni anno la commercialista mi chiama e dice: allora confermiamo?, e io dico: sì, certo. Ma non so più perché, non me lo ricordo. Non solo non so più argomentarlo, non so più nemmeno perché ho scelto la Chiesa valdese tanti anni fa.
L’unica cosa che posso pensare è che mi fido del ricordo: tanto tempo fa questa scelta che avevo fatto mi sembrava seria, ma non conosco più i motivi e non so nemmeno perché era seria; l’altra cosa che posso pensare è che quando mi chiedono: a chi dai l’8 x 1000 e io rispondo alla Chiesa valdese, mi dicono: certo, bravo, fai bene, oppure mi dicono ancora prima: dallo alla Chiesa valdese, mi raccomando. E io rispondo: certo, l’ho sempre dato alla Chiesa valdese. Vorrei chiedere: ma perché lo diamo con questa convinzione alla Chiesa valdese, me lo rispieghi? Perché io non me lo ricordo più. Ma non ho il coraggio di farlo.
Però, diciamoci la verità: c’è ancora un altro motivo per cui non mi preoccupo troppo, ed è che per l’8 x 1000 le scelte non sono tante. Escludo la Chiesa cattolica, alla quale non lo do perché è vero che c’è Francesco, ma scrivono un sacco di libri sul fatto che poi questi soldi non vanno proprio a Francesco, allora non sono sicuro dove vanno poi e comunque la scelta di Papa Francesco come amministratore diretto dei beni che regalo io mi sembra improbabile. Altre discipline religiose mi attirano pochissimo – tutte mi attirano pochissimo, non so quasi nulla. Quindi va bene la Chiesa valdese; oltretutto è vero che non mi ricordo il buon motivo, però almeno mi ricordo che avevo un buon motivo.
Invece, la questione vera che tormenta questi mesi, ogni anno, che mi dilania, che attenta di continuo alla mia etica, che mi fa temere le tasse non tanto per la loro entità (pure per quello, a dire la verità) è questo benedetto 5 x 1000, perché lo vorrebbero tutti, ma soprattutto perché tutti quelli che lo vorrebbero hanno un palese e inalienabile diritto ad averlo.
In ogni pagina di giornale, in ogni cartellone pubblicitario, in ogni sala cinematografica e su ogni rete televisiva, a un certo punto c’è qualcuno che dice: ti spiego perché è importante che tu dia il 5 x 1000 a noi. Perché stiamo cercando di combattere il cancro, di salvare il pianeta, di rigenerare un terreno che sembrava perduto; stiamo sostenendo un progetto culturale, non vogliamo far chiudere una sala cinematografica, finanziamo un progetto per i giovani, siamo l’Unicef, siamo Medici senza frontiere, facciamo un ospedale, una scuola, una rivista storica che vive solo se tu ci dai quei soldi, un festival che sarà bellissimo ma solo se ci aiuti.
Tutti dicono: salviamo, proteggiamo, comprendiamo, inventiamo, recuperiamo. Lo dicono organizzazioni mondiali e anche una fondazione che sta al terzo piano. E io dico: ma questa è giusta, ma questa è giusta, ma questa è giusta. Ed è il mio problema.
Dico per ognuno che mi chiede: quest’anno do i miei soldi a loro. Ovviamente ci sono organizzazioni importanti che salvano l’umanità, e lo fanno davvero; però allo stesso tempo c’è la fondazione di quel quartiere che se cinque di noi la finanziano fanno qualcosa di concreto. Si conoscono personalmente un sacco di esseri umani che potrebbero ricevere il 5 x 1000, ma non per loro, per quello che fanno. E poi ho un pensiero anche un po’ meschino: ma non è che poi lo sanno a chi l’ho dato? Fanno finta di niente ma lo sanno che quando dici ho dato il cinque per mille alla tua fondazione non è vero? E forse lo sa non solo il tuo vicino di casa della Protezione animali del quartiere, ma potrebbe saperlo anche l’Unicef. (L’Unicef tra l’altro dice che se lo do a loro, sarà la mia più bella dichiarazione dei redditi – capite, come si fa a resistere alla possibilità di avere una «bella» dichiarazione dei redditi?).
Per questo motivo io dichiaro sempre il mio voto alle elezioni, alle votazioni dei premi, e non dico bugie nemmeno sul 5 x 1000. Perché ho capito che nella vita è così: appena pensi di essere stato furbo, quello è il momento in cui non sei stato per niente furbo. E la verità è l’unica salvezza. Quindi, non ho ancora deciso a chi darlo e non so se riuscirò a decidere in tempo. Ho una lista sul comodino, ogni tanto cancello qualcuno e poi mi pento, e continuo intanto ad aggiungere organizzazioni non governative, fondazioni e strutture più che meritevoli di averlo. Sono dilaniato, non rispondo più alle telefonate della commercialista, le chiedo soltanto via mail qual è l’ultimo giorno utile per decidere.
Alla fine ne sceglierò una e mi sentirò in colpa perché non avrò la sensazione di aver dato il mio 5 x 1000 a qualcuno, ma di non averlo dato a tutti gli altri.
E alla fine è un po’ come si distribuisce l’elemosina per strada, con una casualità quasi come una roulette russa, cioè la dai a chi capita, secondo l’umore del momento, e non ti accorgi che potrebbe voler dire: oggi quello mangia, quell’altro no.
Non sai bene se stai facendo la cosa giusta, se dare i soldi alla cultura significa toglierli alla medicina, se darli alla medicina vuol dire toglierli a una fondazione umanitaria a cui senti di essere vicino, e poi non pubblicano più la rivista del tuo quartiere, non riescono più a trovare i fondi per una provetta, la ricerca per i mali incurabili, c’è di tutto e tutto ha veramente diritto e quindi questo è il momento dell’anno in cui il mondo, la civiltà, il modo di essere civili entra in una competizione assurda in cui devi dire a te stesso: è meglio quella di quell’altra e invece hanno senso tutt’e due, tutte e cento, tutt’e mille.
Vorrei che qualcuno mi obbligasse, vorrei che tutti insieme decidessimo ogni anno a chi dare il nostro 5 x 1000, senza poter scegliere liberamente. Sono tormentato, e intanto guardo tutte le pubblicità in tv o gli annunci sui giornali, e lo faccio con la speranza che qualcuna non mi convinca. Ma mi convincono tutte, e anzi si aggiungono altre.
Tra parentesi, è anche apparsa una pubblicità della Chiesa valdese, che dice: l’otto per mille alla Chiesa valdese non va alla Chiesa valdese. E secondo me deve essere questo il motivo per cui gliel’avevo dato. Ma non ne sono sicuro.