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 2016  maggio 09 Lunedì calendario

La nuova vita romana di Schwazer, fra il parco, il cane Sumi e la cura di whatsapp

L’ultima immagine è una carezza sul cuore: Alex si fa strada tra i bambini di Sacco Pastore, il quartiere che lo ha adottato, si inginocchia, allarga le braccia. «Vieni qui, Sumi». Ecco, se Schwazer oggi è qui, nel cuore di una Roma bella e seducente, a parlare di futuro, se non è più il ragazzo tormentato di quattro anni fa, se la parola che associa di più alla marcia è «privilegio», beh, un pochino lo deve anche a questo bellissimo shiba conosciuto al Parco delle Valli, durante un allenamento. Sono cani particolari, molto sensibili, danno poca confidenza. Tra lui e Alex, all’inizio, è stata dura. Poi, Sumi si è sciolto, e un biscottino dietro l’altro siamo arrivati alle Terme di Caracalla, a questa mattinata di tacchi, punte, accelerazioni, sudore, abbracci, sorrisi. Sì, finalmente. Alex sorride, è sereno, se la gode. Alex è un altro, ecco. E se vale quello che scrisse Kant – «Possiamo giudicare il cuore di un uomo da come tratta gli animali» –, davvero non c’è niente di più significativo che l’abbraccio con Sumi per descrivere il nuovo Alex Schwazer.
L’UOMO Che abbia vinto, con un tempone, conta tanto, ma non è tutto. Anzi, forse è il meno. L’atleta, da ieri è qualificato ai Giochi di Rio. L’uomo, per anni ha lavorato su se stesso per scacciare i demoni, illuminare le zone d’ombra, riempirsi gli occhi di un nuovo orizzonte. Dove la marcia è molto, ma non tutto. Dove l’obiettivo resta la vittoria, ma non a tutti i costi. Il risultato, è incredibile, anche più del 3h39’ timbrato al rientro: Alex emana calore, si vuole bene, non si nega più agli altri.
LA SQUADRA Già, gli altri. Gli amici vicini e lontani. Quelli che lo hanno coccolato e protetto. La sua Kathia, commerciante di Vipiteno, mimetizzata tra la folla lungo il percorso, volutamente lontana dal clamore. A lei Alex ha spedito un bacio, durante la gara, quando l’australiano rosicone era già lontano. La sua squadra, i suoi fedelissimi, chi gli è rimasto accanto e chi lo ha aiutato a rialzarsi, tutti lo hanno fatto gratuitamente: Giulia Mancini, la veterana: un po’ manager, un po’ amica; Gerhard Brandstätter, l’avvocato: ieri era il più teso di tutti; Maurizio Coletti, lo psicologo: nelle ore infinite della vigilia lo ha distratto con whatsapp; Michelangelo Giampietro, il nutrizionista: l’uomo che ha sostituito gli integratori con acqua, sale e succo di frutta; e, ovviamente, Sandro Donati che è stato il collante di tutti e tutto. L’uomo che ha restituito lo sport ad Alex ed Alex allo sport. Lui, la sua famiglia, i suoi amici ci hanno creduto dal primo metro. «Era chiaro, evidente che tra Alex e il resto del mondo ci fosse un solco», ha detto. La fidanzata, la squadra, e la mamma. La signora Marie Louise, una produttrice di talento: un figlio grande marciatore, l’altro (Oliver) studioso di latino e greco ad Oxford. «Grazie – dice commossa a Sandro e agli altri –: con voi Alex si sente protetto». Questa bellissima storia di uomini e cani arriverà a Rio e sarà raccontata: in un libro in uscita, in un film per la tv e in un monologo teatrale. Ma intanto, bentornato a questo sole.