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 2016  maggio 09 Lunedì calendario

Finalmente l’Egitto ha consegnato gli atti del caso Regeni. Ma sono in arabo

Una leggera apertura, anche se per sapere fino a che punto la magistratura del Cairo abbia avviato una vera collaborazione con l’Italia, bisognerà aspettare la traduzione dall’arabo degli atti che sono stati consegnati agli investigatori italiani durante il vertice in Egitto di ieri. Solo dopo si potrà valutare concretamente se si tratti di documenti utili all’accertamento della verità sulla morte di Giulio Regeni. A poco più di un mese dal fallito vertice italo-egiziano, si è svolto un nuovo incontro per fare un punto sullo stato delle indagini, ma soprattutto per verificare quanto la collaborazione sia reale. La questione ruota intorno alle celle telefoniche di impegno (oggetto di rogatoria e di netto rifiuto da parte egiziana): documenti la cui consegna era stata sollecitata dai pm romani dopo la riunione tenutasi a Roma e che, ieri sarebbero stati consegnati, almeno parzialmente, ai nostri investigatori. La delegazione italiana, composta da funzionari del Ros e dello Sco, ha incontrato tre magistrati della Cooperazione giudiziaria della Procura generale del Cairo. Gli incontri continueranno oggi.
LE RICHIESTE
Poi il nostro team rientrerà a Roma, e domani consegnerà gli atti al procuratore Giuseppe Pignatone e al sostituto Sergio Colaiocco. Al centro dell’incontro è stata la seconda rogatoria inviata dai pm italiani per via diplomatica il 14 aprile. Quel documento conteneva tre richieste: le testimonianze (i coinquilini di Giulio, gli amici, i docenti e i ricercatori universitari che frequentava al Cairo, i membri dei sindacati indipendenti e dei venditori ambulanti con cui era entrato in contatto per le sue ricerche, chi ha ritrovato il corpo); il traffico registrato dalle celle telefoniche di Dokki il giorno della scomparsa e da quelle del luogo del ritrovamento – richiesta che l’Egitto aveva definito incostituzionale e sul quale invece ci sarebbero delle aperture – i tabulati di 13 cittadini egiziani. Oltre a quelli dei sindacalisti, dei venditori ambulanti e di altri amici, la Roma aveva chiesto i tabulati dei cinque presunti appartenenti alla banda di sequestratori che avevano i documenti di Giulio e che sono rimasti tutti uccisi dalla polizia in uno «scontro a fuoco», che secondo i familiari non è mai esistito.
Gli investigatori del Cairo, invece, hanno avanzato ai colleghi italiani richiesta di notizie sull’egiziano morto a Napoli: Baher Sobhi, 33 anni, trovato sabato scorso lungo la linea ferroviaria tra Napoli e Casalnuovo. Per gli inquirenti di Nola, tutti gli elementi finora raccolti fanno propendere per l’ipotesi dell’incidente: l’uomo sarebbe stato travolto da un treno mentre camminava sui binari.