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 2016  maggio 08 Domenica calendario

Ingroia, personaggio double face perfetto per i talk show

Antonio Ingroia è un cliente fisso di questa bottega, barba e capelli. Ogni tanto ci viene a trovare. Quando si era candidato alle elezioni del 2013 dopo un’esperienza guatemalteca patrocinata dall’Onu (era andato per sventare un traffico di sguattere del Guatemala?); quando, tornato in servizio con le pive nel sacco, era stato trasferito ad Aosta e lui, duro e puro, non l’aveva presa bene: «Lo spirito punitivo è sotto gli occhi di tutti». Lo avevano «punito» per la non felice gestione di Ciancimino figlio, elevato a «icona dell’antimafia»? O per l’accanimento riservato alla presunta trattativa tra Stato e mafia? Mah!
Avendo ritenuto il provvedimento del Csm «ingiusto e illegittimo», Ingroia aveva gettato la toga alle ortiche e si era messo a fare l’avvocato. In questa veste Felice Cavallaro gli ha fatto una bella intervista, ora che Ingroia ha assunto la difesa di Pino Maniaci, il paladino della lotta antimafia accusato di estorsione.
Come un ombroso personaggio pirandelliano, Ingroia ha più personalità. Da magistrato era descritto come un inquisitore intransigente, manettaro, giustizialista. A Cavallaro si presenta invece come garantista, scopritore del principio di presunzione di innocenza e scettico sul metodo delle intercettazioni telefoniche.
Ingroia double face. Non è il solo. Chiamare, a seconda delle convenienze, giustizia l’ingiustizia o viceversa non è un principio del diritto. È talk show.