Corriere Economia, 9 maggio 2016
Marchionne e gli altri, tutti insieme separatamente
Le strade del futuro sono tutte lastricate di accordi. Per proiettare nei prossimi anni l’auto – elettrica, «verde» o addirittura senza guidatore – nessuno piò viaggiare da solo. Tutte le case stanno lavorando sul tema, i tedeschi, in particolare, hanno già in fase di sperimentazione i loro prototipi. E l’intesa appena siglata tra Google e Fca non è esclusiva, lo ha confermato lo stesso Sergio Marchionne, da sempre sostenitore della necessità di condividere gli investimenti.
Impensabile, però, fantasticare su una fusione tra le due società. Google capitalizza oltre 400 miliardi di euro, Fca non arriva a 9. Toyota è l’unico big dell’auto a superare i 100 miliardi. Il merger con un altro costruttore, General Motors, che pareva al ceo di Fca la soluzione ottimale, per il momento è stata scartata. Rimane concreta la possibilità di associarsi con i francesi di Psa. Negli anni 80, al tempo della presidenza di Jacques Calvet, c’erano stati molti contatti con l’allora amministratore delegato di Fiat Vittorio Ghidella e l’avvocato Gianni Agnelli, nelle sue frequenti visite a Parigi, aveva colloqui con i Peugeot, allora azionisti di maggioranza di Psa. I due gruppi erano rimasti tra i pochi ad essere governati da una famiglia. Bmw, di proprietà della dinastia dei Quandt, era da sempre nelle mani di manager esterni e Ferdinand Piech, in quel periodo si dedicava alla rinascita dell’Audi, l’inizio della sua carriera all’interno del gruppo Volkswagen.
Gli scenari
Psa e Fiat (ora Fca) hanno superato diverse crisi, lasciate alle spalle con la gestione di Sergio Marchionne e con quella di Carlos Tavares, ceo di Psa. Automotive News Europe, il magazine che si occupa di industria a livello continentale, ha condotto un’approfondita analisi. Le due aziende unite potrebbero vendere insieme oltre 7,5 milioni di veicoli, si piazzerebbero al sesto posto dietro a Toyota, General Motors, Volkswagen (tutte sui 10 milioni di immatricolato), a Renault/Nissan (8,5 milioni) e a Hyundai/Kia (8 milioni), ma supererebbero Ford, sotto i 7 milioni.
Fca è fortissima negli Stati Uniti da cui Psa è assente, un mercato chiave per qualsiasi produttore globale. In compenso il gruppo francese è molto radicato in Cina: uno dei suoi maggiori azionisti è il gruppo cinese Dongfeng che all’interno del suo capitale ha il governo di Pechino. Fca ha iniziato da poco con la costruzione in loco in due fabbriche di vetture del marchio Jeep (Cherokee e Renegade), la sua vera conquista del Paese della Grande Muraglia. Potrebbero esserci convergenze tecniche nella condivisione delle piattaforme. E l’accordo con Google apporterebbe nuovi sviluppi progettuali per tutto ciò che riguarda la tecnologia elettrica, la connettività e la guida autonoma. Sicuramente dovrebbero essere definiti i ruoli dei diversi marchi che potrebbero avere una collocazione diversificata nelle regioni. Un ostacolo facilmente superabile.
Un problema potrebbe essere rappresentato dall’azionariato di Psa che ripartisce la stessa quota – 14% – tra la famiglia Peugeot, lo stato francese e Dongfeng. Su un valore totale, stimato intorno ai 20,5 miliardi, l’ipotetica società assegnerebbe alla famiglia Agnelli/Elkann un ruolo principale.
Un’alleanza solida in campo automobilistico è quella di Renault/Nissan tenuta insieme da Carlos Ghosn, che la difende anche dallo Stato francese che sta cercando in tutti i modi di smontarla. Renault, nel 1999 si era aggiudicata il 43,4% di Nissan (allora era la parte debole, oggi è diventata la compagine di maggior valore), lasciando solo il 15% ai giapponesi, senza alcun diritto di voto. Il governo francese ha acquisito, nell’aprile 2015 un 4,7% di Renault, di cui possedeva già il 15%, per garantirsi un doppio diritto di voto. A questo punto Nissan ha chiesto di avere almeno il 25% di Renault, per poter esercitare i suoi poteri. Ghosn ha difeso a denti stretti la sua creatura, ora il primo ministro francese Macron lo vuole punire bloccando il suo emolumento e minaccia una legge se il consiglio di amministrazione di Renault non rivede al ribasso la remunerazione del suo presidente.
Le proiezioni
Duelli e storie di matrimoni tra pari. Nel puzzle che vedrà legami inediti tra grandi dell’auto e big della tecnologia, il problema si sposterà sull’identità dei gruppi e sulla proprietà intellettuale dei prodotti. Apple si è vista rifiutare la collaborazione di Bmw e di Mercedes che hanno abbandonato il tavolo dei negoziati a causa delle profonde divergenze su questi punti.
Le aziende della Silicon Valley hanno a loro vantaggio l’immenso patrimonio di dati relativi ai potenziali clienti, quelli che tutti i produttori vorrebbero possedere per poter orientare le loro scelte industriali e definire, nei particolari, le strategie di marketing. I costruttori di auto possono legarsi alle società della California solo con partnership commerciali, di fatto rimangono fornitori di un singolo bene, le auto, come fossero solo componenti di un software.