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 2016  maggio 09 Lunedì calendario

Cronaca di una ridicola polemica sul cachet di Francesco De Gregori

«Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo e la mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro». Così De Gregori cantava un amore concluso (male) in Rimmel. Decenni dopo quelle parole sembrano perfette per l’amore mai nato con Verbania, piccola città turistica del Nord del Piemonte che aveva scelto il cantautore per inaugurare l’opera più grande dell’ultimo mezzo secolo. Si tratta del nuovo teatro affacciato sul Lago Maggiore: forte impatto visivo frutto della fantasia dell’architetto spagnolo Arroyo e investimento elevato, circa 18 milioni di euro.
Inaugurazione il 9 giugno, un giovedì: data scelta in base agli impegni di Francesco De Gregori, che per esserci aveva accettato di prolungare la prima tranche del tour estivo. Ma il 9 giugno non si farà nulla, De Gregori non verrà a Verbania. Senza margine di mediazione. «La mia faccia puoi sovrapporla a quella di chissà chi altro», appunto. Sono bastate due accuse lanciate da un ex sindaco (Marco Zacchera, a lungo parlamentare con Msi e An) e rilanciate dal web. La forza della rete è anche questo.
Francesco De Gregori in carriera ha subito contestazioni pesanti: giusto 40 anni fa il «processo al PalaLido» a Milano, pure con un sottofondo politico, ma risale ad appena qualche settimana, era metà aprile, quella di Livorno. In Toscana è stato accusato di non aver fatto salire sul palco il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime del disastro Moby Prince in occasione del 25° anniversario, versione però smentita dallo staff del cantante. Ma lì il bubbone è scoppiato il giorno dopo, a cose fatte. Impossibile porvi rimedio.
A Verbania, con un tema del dibattito ben più leggero, le accuse sono partite un mese prima. E allora, grazie e arrivederci. Quasi risibili le cause della contestazione: il nome del concerto finito nella determina comunale e il costo dello spettacolo.
Internet è senza confini, corre veloce. Il tempo che l’ex sindaco scrivesse all’attuale (Silvia Marchionini, Pd) e alcuni passaggi erano già sui siti. «De Gregori porta a Verbania lo spettacolo vecchio e si fa pagare più che in altre città». La notizia a dire il vero neanche ottiene eco nazionale, ma arriva alle orecchie giuste. Il timore evidentemente è quello di un «Livorno bis». E allora questa volta dal cannone non suona una canzone. Ma l’annullamento dello spettacolo che fa saltare la serata inaugurale.
Analizzando le due accuse, non c’è molta sostanza. La determina del dirigente comunale riporta il titolo «Vivavoce tour», che è lo spettacolo dell’anno scorso. Gli organizzatori invece avevano annunciato «De Gregori canta Bob Dylan, Amore e furto», produzione 2016.
«In effetti era previsto quello di Bob Dylan – precisa la direttrice artistica del teatro Renata Rapetti – e avevamo chiesto di aggiungere alla scaletta alcuni dei brani più conosciuti». Non è noto perché nell’atto sia finito un nome diverso, ma forse bastava un chiarimento. Poi c’è l’altro punto: la spesa. La determina mette nero su bianco che lo spettacolo sarebbe costato 35 mila euro più Iva. Questa cifra non è il cachet del cantante, ma la somma dei costi: dai musicisti ai tecnici alle spese d’agenzia.
Al Comune qualcosa sarebbe costato, perché l’intenzione era di vendere i biglietti a 10 euro e i posti disponibili nell’arena all’aperto sono al massimo duemila, ma era pur sempre l’inaugurazione. La cifra nel mondo della musica è ritenuta corretta se non sotto la media. E Rapetti conferma: «Eravamo riusciti a ottenere una riduzione proprio per l’unicità di questa inaugurazione».
Renata Rapetti viene dal mondo dello spettacolo e sa che tutto può succedere, ma non s’aspettava un incidente di questo tipo alla vigilia dell’apertura. Cresciuta al Parenti di Milano e affermata al Coccia di Novara, dove dopo averlo risanato l’ha reso un teatro produttivo e capace di attrarre prime importanti, è quasi affranta: «Ripartiamo, anche se il clima non aiuta. A inizio giugno ci sarà un weekend comunque ricco, ma senza cantanti: non me la sento di proporre la serata a un altro big con il rischio di “offrirgli” analogo trattamento».
Da queste parti si dice che non succede mai niente, e allora anche un teatro che apre diventa notizia grossa. L’incrocio tra la vita di provincia con pochi sussulti e Internet che offre voce a tutti ha fatto il resto. E ha confermato quel che si narra del carattere di De Gregori, che non sia cioè dei più morbidi. Ma dall’alto della sua carriera, chi gliel’avrebbe fatto fare di andare dove non si sentiva amato, con il rischio di un altro «processo» come quello al PalaLido? Solo che i tempi sono cambiati. I fatti di Milano risalgono al 2 aprile 1976 quando la tensione politica e sociale era ben diversa da quella della sonnecchiante Verbania di maggio 2016.