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 2016  maggio 09 Lunedì calendario

E quindi com’è questo nuovo album dei Radiohead?

Per far sapere che sono ancora insieme hanno scelto il silenzio. Per annunciare il ritorno hanno azzerato la presenza sui social. Per essere credibili si sono affidati a strumenti d’artista ormai in disuso, ispirazione e contemporaneità. Il messaggio dei Radiohead, che hanno diffuso ieri in digitale il nuovo album (disco il 17 giugno) – il nono – è forte è chiaro. Internet non ci governa, è solo uno strumento; internet non è il nostro spregiudicato ufficio marketing; internet non inquinerà la nostra reputazione di band alternativa.
A cinque anni da The king of limbs la band di Thom Yorke ribadisce con A moon shaped pool le ferree strategie adottate da Ok computer in poi, mai tradite neanche dopo l’inatteso successo dell’innovativo Kid A. Chi non ne riconosce la grandezza e continua ostinatamente a ribadire che dopo Dylan, Beatles, Stones, Who e Pink Floyd non c’è stato nulla di buono è distratto come chi crede che non ci siano più stati conflitti dopo la Seconda guerra mondiale, o che il terrorismo islamico sia una scaramuccia. La calma è la virtù dei forti, e ha giocato in favore dei Radiohead, giudicando dalla struggente bellezza di Desert island disk, dalle inquietudini di Ful stop, dall’inebriante Glass eyes, dalla tormentata Identikit. Present tense è una bossa nova tormentata che rimpiazzerà nei nostri cuori Fragile di Sting.
Tinker tailor soldier sailor rich man poor man beggar man thief è una cantata all’uomo schizoide del XXI secolo. A moon shaped pool alza ulteriormente l’asticella della qualità e della ricerca e riscopre Yorke come sublime, disfunzionale crooner del nuovo millennio: echi di musica contemporanea, allarmante e seriale e dissonante, a corredo di un’ennesima estate del nostro scontento, ad alzare muri (e roghi) contro rifugiati e infedeli ( Burn the witch). L’orchestrazione di Daydreaming e il lamento lancinante di Yorke stabiliscono lacifra di A moon shaped pool, insieme al video diretto da Paul Thomas Anderson ( Magnolia).
“Efil ym fo flah” (letto al contrario: Half of my life, metà della mia vita) salmodia Thom – allude ai suoi 48 anni o ai 23 trascorsi con l’ex compagna Rachel Owen (la nuova compagna è un’italiana) e alla traumatica separazione? Pur nella rassegnata consapevolezza di scenari poco rassicuranti, il paesaggio del nuovo Radiohead non è Kobane. Ci pensa Anderson a chiarirlo, complice Yorke, protagonista, non più comparsa schiva e obliqua come in Karma police: finché ci sarà un angolo, seppur remoto, dove possa addormentarsi nel grembo della Madre Terra e placare la sua natura violenta, l’uomo ha una speranza. E continuerà a sognare. Undici capolavori. E per finale una torch song, la riedizione di True love waits (2001): sarà la Ne me quitte pas di un nuovo sentire.