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 2016  maggio 09 Lunedì calendario

Il record di Volandri, che alterna interventi grammaticali a quelli con racchetta

«Ma li guardi, Clerici! come è possibile che lo sport giunga a questi punti!». Chi mi si rivolge è l’unico spettatore del Foro che, come me, indossi giacca e cravatta. Il suo sguardo corrucciato si dirige verso i gruppi dei tifosi romanisti, scortesemente definiti peperones, che stanno avviandosi verso la loro amata ora e mezza di esternazioni.
«Ma vuole mettere l’educazione che ricevono i nostri bambini, ma li guardi, là nell’asilo, che giocano a tennis». Infatti, mentre dallo stadio si levano urla disumane agli Dei Inferi, un maestro sta suggerendo ai bambini tennisti la religione del silenzio. Un commosso silenzio che ha avuto la fortuna di ascoltare sabato sera, giungendo al Foro, nel corso di quello che Foster Wallace aveva definito l’esperienza religiosa della visione di Federer. Dopo i tornei saltati in Usa per un menisco ribelle, le vacanze al mare evitate per un dolorino dorsale, ecco la divinità elvetica ricevere le preghiere dei fedeli sul Campo Centrale. Insieme a lui un nuovo celebrante, il mio amico Ivan Ljubicic, cresciuto a Como da suo zio Riccardo Piatti, privo di passaporto tricolore per un disguido tipico della grande Italo-burocrazia. Il compito di Ljubo eletto chierichetto era all’apparenza semplice. Porgere la palla alla Divinità, mentre i fedeli trattenevano il respiro. Ma, come quella specie di ostia volante raggiungeva le corde benedette, ecco leversi al cielo un respiro collettivo, che prendeva poi la sonorità di una preghiera. Augurarsi che qualcosa di simile accada nuovamente in gara è vano, nonostante i tre tradimenti perpetrati contro Federer in finale da oppositori troppo rozzi per rendersi conto della Fede, radice e significato profondo della sua essenza. Ci toccherà dunque assistere a quello che dovrebbe essere un challenge round, l’antica formula disattesa ahilui da un Italiano di un tempo, Luigi Orsini.
Una formula secondo la quale Djokovic giungerebbe venerdì o sabato sui luoghi del torneo, pronto ad affrontare il vincitore degli All Comers, I Sopravvenienti, quelli che tardano ormai da troppo a sostituire i Fab Four. Nell’attesa di trasferirmi a un video per controllare, almeno una volta, la fondatezza delle mie opinioni, non posso tacere un record raggiunto finalmente da un giocatore italiano, in quest’era di trionfi femminili tricolori, temo, esaurita. Filippo Volandri si era qui segnalato nel 2007, spingendo i più ottimisti, o patrioti, a pronosticargli un futuro alla Pietrangeli, o alla Panatta. Aveva eliminato nientedimeno che il Divino Federer. Oggi, Volandri, è riuscito a superare un tennista non meno di lui famoso, nel passato, quale Radek Stepanek, il boemo più amato nel suo regno dopo Rodolfo II°. Ma non soltanto come tennista, Filippo si è distinto.
Nell’attesa della pensione egli è diventato quel che gli anglofili definisco talent, e noi provinciali commentatore tecnico, per la televisione Sky. Ed ha certo stabilito un primato, nell’abbinare, nella stessa giornata, interventi grammaticali seguiti a quelli con racchetta. Nessuno era mai riuscito a tanto, perché McEnroe o Newcombe, bravissimi telecronisti, si erano distinti alternando le diverse attività, postponendo quella seduta a quella di corsa. Spero che simile prodezza non resterà la sola tra quelle dei nativi, che affrontano in dodici i Campionati Internazionali. Anche se, per risvegliare negli educati spettatori lo spirito romanista, non ci resta che ricorrere in qualche tennista nato altrove.