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 2016  maggio 08 Domenica calendario

Bocelli che canta “Nessun dorma” allo stadio prima della partita del Leicester. Così si è consumato il trionfo di Ranieri

Volare, cantare. «Ranieri, oh-oh». Nel blu dipinto di blu di Leicester, sulle note più italiane di tutte, il pubblico del King Power Stadium ha portato in trionfo l’imperatore Claudio, celebrato il primo scudetto in 132 anni di vita e abbracciato i ragazzi del «5mila a uno». Verranno ricordati così, con la quota della lavagna d’inizio stagione per un’impresa considerata dai bookies più improbabile di Bono degli U2 eletto Papa o di Elvis ritrovato vivo.
Alle sette e quaranta della sera, ora locale, Ranieri ha messo le mani su quei 76 centimetri d’argento, oro e malachite che compongono il trofeo della Premier, plasmato dalle gioiellerie reali Asprey con una corona e due leoni (il terzo, a ricomporre il simbolo del calcio inglese, è idealmente l’uomo che la solleva). L’ha alzata al cielo con il capitano Wes Morgan, uno che fino a due stagioni fa non aveva mai giocato in massima serie. «È magnifico – dice Ranieri -. È un trionfo, non una rivincita, non devo prendere rivincite, faccio solo il mio lavoro. Il primo titolo non si scorda mai, è incredibile quanti italiani c’erano oggi, li ho sentiti vicini, avrei voluto salutarli uno per uno».
La festa era partita assai prima del 3-1 all’Everton (doppietta di Jamie Vardy che ha sbagliato anche un rigore e si è infortunato, gol di Andy King). Andrea Bocelli, mantenendo una promessa fatta un mese fa al tecnico, si è presentato a cantare. Claudio lo ha presentato quasi con riverenza e imbarazzo: ha domato la Premier ma ha faticato di più a imporre il silenzio a 32mila persone per introdurre il tenore. «Un momento, per cortesia, vi presento il maestro, canterà per voi, siamo campioni perché ci avete spinto a diventarlo». Bocelli, reduce dalle foto negli spogliatoi con i giocatori, ha intonato Nessun dorma, prima dell’acuto finale si è sfilato la felpa e ha sfoderato la maglia delle Foxes col suo nome: qui il pubblico è impazzito.
Alla fine Ranieri è stato il primo a entrare in campo, accolto da una gigantografia, lui come The Godfather, il padrino, mai più Tinkerman, l’indeciso. Ha faticato a trattenere le lacrime, ha indicato il pubblico tracciando un cerchio nell’aria, «questo è vostro», si è speso in una serie di inchini educati colmi di gratitudine infinita. Prima di indossare la corona, si è tolto gli occhiali e li ha riposti nel taschino.