la Repubblica, 8 maggio 2016
L’Arabia Saudita caccia il potentissimo ministro del petrolio. Rivoluzione in corso
«Il petrolio conterà sempre meno nel futuro dell’Arabia Saudita». Il principe Mohammed bin Salman lo aveva già annunciato, ma nulla dimostra la serietà delle sue intenzioni più dell’estromissione del potentissimo Ali al-Naimi, ministro del Petrolio da 22 anni, e nei precedenti 15 presidente della compagnia di Stato Saudi Aramco. Per quasi 40 anni al Naimi ha deciso gran parte delle politiche dell’Opec ed è stato il più affidabile e riconoscibile interlocutore dell’Occidente consumatore, soprattutto per gli Stati Uniti dove ha completato gli studi negli anni ’60.
L’annuncio del decreto del Re Salman, che prevede il rimpasto di quattro ministri, lo spostamento del presidente di Aramco, Khaled al-Falih, al posto di al Naimi e un nuovo governatore della banca centrale, dà il senso dell’enorme rivoluzione in corso in Arabia Saudita. Rivoluzione accelerata dal rosso record delle casse del Regno (86 miliardi di dollari) devastate dal calo delle quotazioni del greggio. Al Naimi ha pagato l’età, 80 anni, e i dissapori con il trentenne Mohammed, figlio di Salman. Al calo dei prezzi il ministro aveva opposto la vecchia politica di mantenere inalterata la produzione e imponendola anche agli altri appartenenti dell’ Opec. I tentativi di frenare l’offerta voluti da Emirati, Venezuela e persino dalla Russia si erano infranti contro la battaglia interna alla corte saudita. Al Naimi ha capito con il fallimento del vertice di Doha di aprile che la sua era volgeva al termine.
Non è detto che la posizione sulla produzione cambi a breve con il nuovo ministro al Falih, ma di certo la priorità di Riad sono diverse. Si lavorerà alla nascita del super Fondo sovrano da oltre duemila miliardi di dollari e al progetto di «Vision 2030», che dovrebbe trasformare l’economia saudita e portarla lontano dalla dipendenza del petrolio che ora vale l’80% del Pil e finanzia un generoso sistema di occupazione pubblica, sussidi ai cittadini e welfare. Una scommessa enorme e per vincerla non basterà togliere il potere ad al Naimi o cambiare il nome al ministero, dove la parola più moderna “Energia” sostituirà l’antico “Petrolio”.