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 2016  maggio 08 Domenica calendario

Storia dei tre stalloni mediorientali da cui discendono tutti i purosangue

Il termine «purosangue» è spesso utilizzato per descrivere qualità estetiche e morali di alto valore. Quasi come un aggettivo, quindi. Invece è un nome, che certifica una realtà specifica e precisa. Un cavallo può essere purosangue o no: ciò non dipende da un apprezzamento soggettivo di chi lo valuta, bensì dal suo albero genealogico. Un cavallo è purosangue solo se nasce da genitori purosangue: e sono purosangue tutti i cavalli la cui ascendenza risale direttamente ai capostipiti fondatori di questa immensa e meravigliosa famiglia equina. 
La storia
La prima fase di questa storia è l’arrivo in Inghilterra di tre stalloni provenienti da aree corrispondenti alle attuali Turchia, Siria e Tunisia tra il 1690 e il 1731: Byerley Turk, Darley Arabian (nome originario Manak), Godolphin Arabian (nome d’origine Scham) o meglio – essendo berbero e non arabo – Godolphin Barb. Questi tre cavalli corrisposero a tre periodi diversi della monarchia inglese: il primo «ebbe» come re Guglielmo d’Orange, il secondo la regina Anna, il terzo Giorgio II. 
Ma prima ancora, durante il regno di Carlo II, fu istituito un nucleo di fattrici che per qualità e prestigio vennero definite Royal Mares, provenienti da incroci che si possono far risalire addirittura al primo sbarco in Inghilterra di soggetti arabi con le truppe romane di Giulio Cesare, oppure acquistate in Marocco, Arabia e Tunisia da James D’Arcy, esperto uomo di cavalli che ricevette dal re Carlo II il compito di riorganizzare l’allevamento reale; in questo periodo tra l’altro nacque lo stud-book, ossia il libro genealogico. È l’innesto dei tre grandi stalloni orientali sulle Royal Mares che produce i tre veri e propri capostipiti del purosangue odierno: Matchem (nato nel 1748 dalla linea di Godolphin Barb), Herod (1758, linea di Byerley Turk), Eclipse (1764, linea di Darley Arabian). Si può dire che da loro tre inizi ciò che noi conosciamo oggi: il cavallo purosangue. Ogni purosangue che ha vissuto, vive e vivrà ovunque nel mondo discende da uno di questi tre formidabili stalloni. 
Noi colleghiamo all’idea di purosangue la velocità, la corsa e dunque l’ippodromo. E in effetti sono gli obiettivi per cui è nato: leggerezza, velocità, capacità di sprigionare una potenza formidabile nel breve periodo grazie all’eccezionale capacità aerobica. Tuttavia con il tempo il purosangue ha assunto un altro fondamentale compito: quello di miglioratore. Miglioratore di razza e di caratteristiche tipiche di soggetti rurali, agricoli e utilizzati per il tiro leggero. È da questi cavalli infatti che nasce l’odierno soggetto da salto a ostacoli. 
L’esempio irlandese
Uno dei Paesi che per primo ha utilizzato il purosangue in tale ottica è l’Irlanda, dove il cavallo ha sempre rappresentato una delle principali risorse per il bilancio dello Stato: tra gli anni 50 e i 70 il commercio e l’esportazione dei cavalli sportivi ha raggiunto cifre vertiginose. Il miscuglio delle fattrici Irish Draught (cavalli agricoli e da tiro leggero) con stalloni purosangue è risultato esplosivo: si sono unite la forza, la solidità, il coraggio, l’abitudine ad affrontare qualunque ostacolo all’intelligenza, ai riflessi, all’agilità, alla velocità, alla leggerezza del purosangue. Ne è venuto fuori un cavallo che per anni non ha avuto rivali: basti dire che tutta l’epopea d’oro del salto ostacoli azzurro – quella dei fratelli D’Inzeo e di Graziano Mancinelli, ma in parte anche quella tra le due guerre – è stata vissuta prevalentemente grazie a cavalli irlandesi e in minima parte italiani (e questi ultimi tutti figli di purosangue). 
Oggi l’allevamento di cavalli sportivi di maggior successo è quello tedesco: l’insieme degli stud-book di Germania rappresenta un’eccellenza senza pari, anche se il registro che svetta nelle classifiche di categoria è quello olandese, che però è da considerarsi di derivazione tedesca così come quello – altrettanto significativo – del Belgio fiammingo. E le due più importanti linee genealogiche dello stud-book tedesco più prestigioso – quello dell’Holstein – hanno per capostipite un purosangue. 
Il purosangue è stato poi a lungo protagonista non solo come padre di campioni, ma anche come attore in campo sia in salto ostacoli sia in completo, vincendo titoli di massimo livello. Oggi però la sua presenza si è rarefatta: in gara è quasi completamente sparito, mentre nei pedigree dei campioni compare nei gradi genealogici sempre più arretrati. Perché? Molto semplice: il suo compito lo ha storicamente assolto al meglio, e oggi i cavalli protagonisti sia in gara sia in allevamento hanno ormai fissato in loro tutte le caratteristiche migliori che da un purosangue ci si possa aspettare. Senza il purosangue non avremmo lo sport equestre.