7 maggio 2016
Il primo sindaco musulmano di Londra • Papa Francesco sogna un’Europa in cui «migrare non sia un delitto» • Cinque anni di carcere al direttore anti-Erdogan • Obama contro Trump: «La Casa Bianca non è un reality show» • Kim Jong-un celebra i test nucleari • In America diminuiscono i maratoneti
Sadiq Khan Sadiq Khan, 45 anni, è il primo sindaco musulmano di Londra, avvocato, figlio figlio di immigrati pachistani (il padre era conducente di autobus), è il primo sindaco musulmano di Londra. Straccia il conservatore Zac Goldsmith: 44,2 contro 35 allo spoglio delle «prime scelte», 57 a 43 il finale stimato, considerata anche la «seconda scelta» (chi vota indica sia il primo sia il secondo preferito). I laburisti con Khan conquistano Londra, ma crollano in Scozia, arretrano in Galles e galleggiano a fatica in Inghilterra (F. C., Cds). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]
Papa Francesco Papa Francesco, dopo aver ricevuto nella sala Regia del palazzo apostolico vaticano il Premio Carlo Magno (offerto ogni anno a coloro che hanno promosso l’integrazione europea) ha parlato ai leader dell’Ue. Come Martin Luther King che il 28 agosto del ’63 a Washington nel discorso al Lincoln Memorial propose agli Stati Uniti il sogno del pieno riconoscimento di uguali diritti per tutti, così Francesco ha presentato il suo «sogno» – parola ripetuta 9 volte durante il suo lungo discorso – per un’Europa che riscopra le sue radici, ovvero la sua capacità d’integrare sempre le culture più diverse e senza apparente legame tra loro, abbattendo ogni «muro»: «Sogno un’Europa, in cui essere migrante non sia delitto bensì un invito a un maggior impegno con la dignità di tutto l’essere umano». E ancora: «Sogno un’Europa che soccorre come un fratello il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla. Ci sia un tetto e un lavoro per tutti». Seduta in prima fila c’era fra gli altri la cancelliera tedesca Angela Merkel con la quale il Papa ha avuto un’udienza privata. A fianco Matteo Renzi, il re di Spagna Felipe IV, il governatore della Bce Mario Draghi, i tre presidenti europei Schulz, Juncker e Tusk accompagnati dall’alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini (p. r., Rep)).
Turchia Il direttore del quotidiano Cumhuriyet, Can Dundar e il capo della redazione di Ankara, Erdem Gul, sono stati riconosciuti colpevoli. Non per spionaggio, come chiesto dal presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, ma per violazione del segreto di Stato. La loro colpa era aver pubblicato sul quotidiano foto e video che ritraevano camion dell’intelligence turca carichi di armi passati allo Stato Islamico. I due giornalisti hanno scampato l’ergastolo, ma andranno in galera per 5 anni e 10 mesi il primo e 5 anni il secondo. Potranno ricorrere in appello, ma molti commentatori hanno definito la loro condanna un duro colpo alla libertà di stampa. Nel pomeriggio, mentre i giudici erano riuniti in camera di consiglio, Dundar ha anche rischiato di essere ucciso da un uomo che gli ha sparato all’esterno del tribunale, urlandogli «traditore della Patria». «Oggi ho subito due attentati - ha dichiarato il direttore dopo il verdetto - uno per strada e uno in aula» (Ottaviani, Sta).
Obama Ieri Barack Obama ha lanciato un primo, durissimo attacco contro Donald Trump dopo la sua incoronazione a candidato repubblicano: «Le elezioni per la Casa Bianca non sono come lo show di un circo. E’ la presidenza degli Stati Uniti, non un reality show». Le parole di Obama hanno confermato che non ha alcuna intenzione di chiamarsi fuori dal duello elettorale: innanzitutto perché è in gioco la sua eredità politica, visto che una vittoria della destra a novembre annullerebbe buona parte dei risultati ottenuti negli ultimi 8 anni. E poi perché è convinto che gli orientamenti di Trump, specie a livello internazionale, nuocerebbero agli Stati Uniti e ai suoi rapporti con gli alleati. Un esempio è venuto proprio ieri quando ”The Donald” si è pronunciato sulla Brexit: «La Gran Bretagna starebbe meglio fuori dalla Ue», ha detto in un’intervista alla Fox, ricordando di conoscere bene il Paese, per avervi fatto degli investimenti, e dando le colpe a Bruxelles per la crisi migratoria, definita «una cosa terribile ». Così il candidato repubblicano si è schierato in modo opposto a Obama, che nel recente viaggio a Londra aveva insistito sui vantaggi per la Gran Bretagna nel restare nell’Unione e sulla garanzia che ciò avrebbe rappresentato per gli Stati Uniti. Inoltre Obama non si sente affatto tranquillo per la superficialità con cui Trump affronta il futuro della Nato o i rapporti con la Russia, ridotti all’amicizia con Putin (Zampaglione, Rep).
Kim Jong-un Nel discorso d’apertura del Congresso del Partito dei Lavoratori, che non veniva convocato da 36 anni, il dittatore nordcoreano Kim Jong-un, 33 anni, ha detto che la Corea del Nord «ha una potente forza deterrente nucleare», ha elencato per nome cinquanta eroi della Repubblica e detto che il Paese diventerà «più prospero». Pare di capire che il progetto nucleare proseguirà simultaneamente allo sviluppo di un’economia oggi arretratissima. «In questi 36 anni sono stati ottenuti risultati miracolosi», dice Kim con molta immaginazione. Ma a Pyongyang qualche segno di novità si coglie davvero: si vedono taxi e alcune auto private, anche se le strade sono poco trafficate, i numerosi vigili urbani del tutto inoperosi e la notte le strade tornano deserte; ci sono interi quartieri residenziali nuovi; si notano numerosi chioschi per la vendita di bibite e cibo, segno forse di una nascente impresa familiare (Santevecchi, Cds).
Malnutriti Un rapporto della Fao sottolinea che in Corea del Nord oltre dieci milioni di persone sarebbero malnutrite (Attanasio Ghezzi, Sta).
Maratona 1 Dopo vent’anni di aumento degli americani che nei dodici mesi hanno partecipato ad almeno una gara (dai 5 km ai 10 km, dalla mezza maratona alla maratona), nel 2014 c’è stata una prima, leggera, flessione e nel 2015 un sostanzioso calo del 9%. L’inversione di tendenza sembrerebbe da addebitare alla rinuncia dei millennials, la generazione dei nati tra i primi anni Ottanta e il Duemila: la loro quota sul totale dei runner è scesa, sempre nel 2015, dal 35 al 33% considerando la categoria più complessiva di chi corre almeno cinquanta volte in un anno (e per correre, in questo caso, non si intende necessariamente la partecipazione ad una gara ufficiale), mentre il dato totale segna un meno 11%, le fasce di età 18-24 anni e 25-34 anni registrano cali, rispettivamente, del 22 e del 19%. La flessione dei podisti nel 2015 è un segnale in un universo di numeri comunque straordinari, se si considera che negli Usa gli iscritti alle gare di ogni distanza sono stati lo scorso anno 17 milioni e che in 48 milioni hanno corso almeno una volta anche solo per piacere. Il doppio dei praticanti del basket.
Maratona 2 Nel mondo coloro che partecipano alle maratone hanno superato quota un milione nel 2006 e due milioni lo scorso anno. Stessa tendenza in Italia, dove a parte due battute d’arresto nel 2009 e nel 2012 — non a caso gli anni di punta della recessione globale, con tutto quello che hanno comportato in termini di risparmi familiari — da dieci anni assistiamo ad una crescita esponenziale degli iscritti alle maratone nazionali e internazionali, fino al record dello scorso anno (38.676, di cui quasi 6mila donne) (Patucchi, Rep).
(a cura di Roberta Mercuri)