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 2016  maggio 06 Venerdì calendario

Marquez non si pente di niente ma vorrebbe stringere la mano a Rossi per andare oltre. Ovviamente verso la vittoria

Marc Marquez ha molte facce: quella del sorprendente esordiente del 2013, quella del vincitore seriale del 2014, quella del «nemico» di Valentino lo scorso anno, quella del calcolatore di questo inizio di stagione. Sono le mille sfaccettature di un campione che crescendo sta cercando la sua forma definitiva. «È difficile da spiegare, ma non è sempre facile essere se stessi – dice -. A volte vorrei dire una determinata cosa ma so di non poterlo fare, anche se sarebbe naturale».

È il peso del successo?
«Devo stare attento: una mia parola, a soli 23 anni, può cambiare il pensiero di tanta gente. È questa la cosa più complicata da gestire per un ragazzo come me».
Come è accaduto lo scorso anno dopo lo scontro in Malesia con Valentino?
«Quello che è successo in quell’occasione non è quello che è arrivato alla gente. Io ho fatto ciò che dovevo fare, dare il massimo in tutte le occasioni. So che ognuno ha le sue opinioni, c’è chi dice bianco e chi nero, mi è dispiaciuto ma la cosa più importante è non avere cambiato la mia mentalità».
Potendo, modificherebbe qualcosa di quello che ha fatto?
«Assolutamente no».
Lo strappo con Rossi è recuperabile?
«L’ho già detto, io sono disponibile a stringergli la mano. Vedremo cosa succederà, per ora l’occasione non è arrivata».
La prossima gara sarà al Mugello, la casa di Valentino…
«Mi piacerebbe se si ripetesse quello che è successo a Jerez. In Moto3 ha vinto un sudafricano, in Moto2 un inglese e in MotoGp un italiano e il pubblico è stato contento. Ha riconosciuto che ha vinto chi è stato il più forte».
Accadrà anche in Italia?
«Forse sarà un po’ diverso (ride) ma al Mugello mi sono sempre trovato bene e ho molti tifosi».
Come si reagisce a tutta questa pressione, la famiglia è un aiuto?
«Sì, come stare vicino agli amici di sempre perché chi è stato con te fin da piccolo lo sarà per sempre. Ti vogliono bene e allo stesso tempo di dicono la verità».
Poi c’è la pressione di vincere, è minore quando non si parte da campione del mondo?
«Forse è maggiore, perché sono io stesso a essere il primo che vuole tornare al vertice».
Cosa ha imparato dalla sconfitta?
«Che non si deve essere sempre il più forte, ma il più costante, lavorando per tutto l’anno. A volte, è meglio accontentarsi di un podio piuttosto che rischiare per pochi punti in più».
Pensare di non potere vincere…
«Lo si vuole sempre, ma non sempre è possibile. Lo scorso anno, per la prima volta, non mi sono sentito a mio agio con la mia moto. Il vecchio Marc, quello che rischia, è sempre lì ma prima dobbiamo migliorare la mia Honda».
È pronto ad aspettare?
«So che c’è chi pensa che possa pesare psicologicamente, ma la verità è che arrivare terzo a un secondo o a dieci non cambia nulla quando sai che hai gestito la gara».
Rossi e Lorenzo hanno già deciso il proprio futuro, lei cosa aspetta?
«Sono troppo veloci (ride). Sto parlando da qualche settimana con Honda e proveremo a trovare un accordo».
Non pensa a tentare la sfida con un’altra moto?
«Per il momento no, anche se mi piacerebbe provare tutte le altre MotoGp almeno una volta».
E magari lottare contro Valentino e Jorge sulla stessa?
«Una gara così sarebbe bellissima ma so che non potrà mai accadere. Meglio non pensarci».

Rossi correrà fino a 39 anni, ha mai pensato se potrà succedere anche a lei?
«In questo momento direi di sì: gareggerò finché il mio corpo mi dirà basta. La cosa importante sono le motivazioni, Valentino è ancora forte e gli piace correre».
Qual è la sua molla?
«La gara, per me andare in moto senza competizione non ha senso. Il mio corpo richiede quel tipo di adrenalina: essere il migliore di tutti, crescere anno dopo anno».