La Stampa, 6 maggio 2016
Ribaltone in Veneto Banca, il prossimo presidente sarà Stefano Ambrosini
La lista presentata dai soci si prende la maggioranza e il prossimo presidente di Veneto Banca sarà Stefano Ambrosini.
Ad Ambrosini, avvocato e docente universitario torinese con una lunga esperienza di procedure di amministrazione straordinaria e di azioni di responsabilità e un altrettanto lungo elenco di incarichi, spetterà il compito di traghettare a Piazza Affari l’istituto di Montebelluna, l’altra «grande malata» tra le popolari venete dopo il fallimento dell’aumento di capitale della Popolare di Vicenza.
Il colpo di scena
Il colpo di scena è arrivato al termine di una lunghissima assemblea, caratterizzata da errori procedurali, soci colpiti da malore e tensioni tra i sostenitori delle due liste contrapposte. Pierluigi Bolla e Stefano Carrus, il tandem che ha guidato l’istituto nella difficile transizione degli ultimi mesi, non escono però di scena. L’ex presidente e l’ad restano infatti in consiglio come rappresentanti della lista di minoranza. «Ritengo abbiano vinto gli azionisti», ha detto Gianni Schiavon, presidente dell’Associazione azionisti Veneto Banca, uno dei promotori della lista vincitrice insieme all’associazione Per Veneto Banca. E in effetti ha coinvolto oltre 6 mila soci pari al 34% del capitale, presenti in proprio o per delega fin dal primo mattino nell’immensa struttura di Marghera scelta per l’occasione. Una giornata lunga e complicata, arrivata al termine di una «campagna elettorale» senza esclusione di colpi tra i due schieramenti contrapposti.
Ultimatum Consob
Il tutto tra lettere e avvisi della Bce, un procedimento sanzionatorio della Consob arrivato alla vigilia, l’ultimatum della stessa Commissione che ha imposto la convocazione di un consiglio entro sette giorni per esaminare le procedure del prossimo aumento di capitale.
«Guardiamo con molta fiducia all’aumento di capitale», ha detto il neo presidente Ambrosini al termine dei lavori assembleari. «Il dottor Carrus mi ha già dato la sua disponibilità a restare come direttore generale», ha detto Ambrosini, aggiungendo che conserverà gli stessi poteri attuali. Carrus, al di là delle polemiche delle ultime settimane tra le due liste, è l’uomo che ha avviato sotto la stretta vigilanza della Bce il progetto Serenissima, ovvero il piano di risanamento dell’istituto con il ripristino dei parametri patrimoniali e di liquidità richiesti dal regolatore.
L’azione di responsabilità
L’intervento del fondo Atlante non è più un tabù. «È sciocco essere in aereo e decidere di non usare il paracadute», ha detto Ambrosini.
Ma Banca Imi, «garante» dell’aumento di capitale da un miliardo, sta lavorando all’allargamento del consorzio di garanzia. Al momento sarebbero coinvolte dieci banche, tra le quali Citi, Credit Suisse, Société Generale, Natixis, Ubs, Barclays. Ci sarà anche Unicredit, malgrado la pessima esperienza a Vicenza. Ma per firmare l’allargamento della garanzia, riferisce l’Ansa, si aspetta la risposta del mercato dalla fase di pre-marketing che inizierà la prossima settimana.
Resta in sospeso il tema dell’azione di responsabilità contro la passata gestione di Vincenzo Consoli: Ambrosini ha assicurato che sarà intrapresa entro «un mese, un mese e mezzo».