La Stampa, 6 maggio 2016
Da pm a difensore. Ingroia è passato dall’altra parte della barricata, ora è il legale di Pino Maniaci, il giornalista finito nei guai per avere ricattato (secondo l’accusa) un paio di sindaci della sua zona
L’avvocato Antonio Ingroia parla come gli avvocati e spiazza i suoi ex colleghi. L’ex procuratore aggiunto di Palermo, che ha lasciato la magistratura tre anni fa, dopo avere tentato l’avventura politica, è il legale di Pino Maniaci, il giornalista finito nei guai per avere ricattato (secondo l’accusa) un paio di sindaci della sua zona. I magistrati che lavorarono con Ingroia al processo sulla trattativa Stato-mafia (Vittorio Teresi, subentrato a lui come coordinatore del pool, e Roberto Tartaglia), sono oggi bersaglio delle critiche del loro ex collega.
I magistrati hanno sbagliato, a chiedere e ottenere il divieto di dimora per Maniaci? Eppure il Gip ha dato loro retta... E in Procura si dice che lei, avvocato Ingroia, parli il linguaggio che quando era pm non le piaceva. Come la mettiamo?
«Rivendico il diritto di critica per le iniziative che reputo sbagliate. E secondo me i miei ex colleghi si sono lasciati convincere da un’indagine dei carabinieri che a me pare poco convincente».
La situazione di Maniaci però, stando alle intercettazioni, non le appare disperata?
«Macché. A parte il gossip, penalmente non rilevante, e le chiacchiere dello stesso giornalista – che poi bisogna vedere quanto siano fondate – rimane da capire cosa ci sia, realmente, nell’indagine».
Ci sono ad esempio i video girati dai carabinieri, che ritraggono i sindaci patire i ricatti. Uno, in particolare, davanti all’occhio delle telecamere, contava i soldi da consegnare a Maniaci.
«Ma si trattava della riscossione di diritti pubblicitari. È un’estorsione, questa? Al di là delle parole in libertà, ha sortito qualche effetto concreto, ciò che diceva Maniaci? Ha cambiato linea, Telejato? È questo che dovrebbero dimostrare i pm. Tra il dire e il fare...».
In che senso?
«Nel senso che la Procura deve portare le prove che Maniaci abbia cambiato il taglio delle sue inchieste giornalistiche, per effetto delle presunte dazioni. E questo non risulta affatto».
Il procuratore Lo Voi e l’aggiunto Teresi parlano di strumentalizzazione dell’antimafia.
«Non esiste nel codice penale, non c’è un reato con questo nome. I magistrati devono accertare reati, non strumentalizzazioni, vere o presunte».
Maniaci ha procurato molte delusioni. Nel mondo dell’antimafia, non solo in Sicilia, credevano in lui.
«Le delusioni si creano quando ci sono le illusioni. Pino Maniaci era diventato un mito...».
Un’icona dell’antimafia, come Massimo Ciancimino...
«Era, è un giornalista coraggioso ed esuberante. E amava menare vanto delle sue relazioni importanti, nell’ambito di sue relazioni personali e private».
Claudio Fava, vicepresidente della commissione antimafia, vuole che Maniaci restituisca il riconoscimento ottenuto in memoria del giornalista Mario Francese, ucciso dalla mafia.
«Ma Fava prima lo incensava come simbolo dell’antimafia. A me non è capitato di santificarlo prima né di crocifiggerlo adesso».