La Stampa, 6 maggio 2016
In Siria, i jet governativi fanno strage di civili. Una guerra al terrore, senza nessuna considerazione per le persone
Due raid a distanza ravvicinata. Esplosioni e fuoco sulle tende bianche e blu che non potevano offrire nessun riparo. E poi i corpi straziati, compresi quelli di donne e bambini. Così i sopravvissuti del campo profughi di Kammona, vicino al confine con la Turchia hanno raccontato l’ultima strage di civili in Siria.
È successo ieri pomeriggio. L’aviazione siriana ha preso di mira il Nord-Ovest della provincia di Idlib, vicino alla città di Sarmada. Un’area in mano ai ribelli fin dall’inizio della rivolta contro Bashar al-Assad. Poco distante c’è il valico di frontiera di Bab al-Hawa.
Non è chiaro quale fosse il vero obiettivo dei raid. Né il bilancio delle vittime: l’Osservatorio siriano per i diritti umani parla di 28 vittime. Attivisti del Syria Live Network sostengono che sono 50: «Il campo è quasi distrutto, tutte le tende bruciate». Mamoun al-Khatib, direttore dell’agenzia filo-ribelle Shahba, ha parlato di «due jet dell’aviazione di Assad» che hanno sganciato «quattro missili» a due riprese: «Nel campo c’erano solo civili». E la Casa Bianca ha detto che «non c’è scusa che giustifichi» un raid contro civili innocenti già in fuga dalla violenza».
I profughi erano in fuga dai combattimenti ad Aleppo. Ieri la tregua concordata mercoledì fra Stati Uniti e Russia ha retto, ma solo in città. A Nord e a Sud gli scontri sono continuati. Con la nuova alleanza dei ribelli, Jaysh al-Fatah Halab, che ha strappato ai governativi il sobborgo meridionale di Khan Touman.
Cessate il fuoco
In mattinata Damasco aveva accettato il cessate il fuoco imposto Washington e Mosca, ma «solo per 48 ore». Aleppo «è come Stalingrado – ha ribadito ieri Assad in un messaggio inviato a Vladimir Putin -. La sua resistenza dimostra che la Siria, il suo popolo e l’esercito accetteranno solo una vittoria assoluta sul terrore».
L’omaggio alla città del trionfo russo sul nazismo dà idea dell’influenza ormai totale della Russia. Ieri a Palmira, riconquistata un mese fa con l’apporto decisivo dei raid e delle forze speciali russe, si è celebrata la vittoria sull’Isis con un concerto della Mariinsky Orchestra di San Pietroburgo.
Nel Teatro, dove gli islamisti eseguivano le decapitazioni, il pubblico sulle millenarie gradinate ha ascoltato musica di Bach e assistito all’apparizione di Putin in persona su un maxi schermo: «Oggi proviamo un senso di gratitudine per chi ha combattuto il terrore – ha detto lo Zar -. Speriamo che Palmira torni a essere un tesoro per tutta l’umanità».
Fuga in massa
Putin si intesta la vittoria sull’Isis e insiste, in linea con Assad, nel considerare terroristi la gran parte dei ribelli, specie ad Aleppo. La guerra al terrore, senza nessuna considerazione per i civili. Sul milione di abitanti rimasti, 250 mila sono nelle aree in mano agli insorti. Chi può fugge. Oltre che verso la Turchia, un nuovo flusso di profughi sta investendo la Giordania.
Amman ha registrato un aumento vertiginoso dei rifugiati in attesa ai valichi: dai 15 mila di gennaio a 64 mila. «Cinquemila sono arrivati nelle ultime 24 ore, tutti da Aleppo», ha confermato il comandante della Guardia di Frontiera, generale Saber al-Mahayra. La Giordania, che ospita già 630 mila profughi siriani, ha ridotto al minimo gli ingressi.