MilanoFinanza, 6 maggio 2016
Basta un incendio in Canada per far salire il prezzo del petrolio
Se un battito d’ali a Pechino può causare un temporale a New York, allora un incendio di 100 chilometri quadrati nello stato canadese dell’Alberta può ben provocare uno sprint del prezzo del petrolio in tutto il mondo. Ed è proprio quello che sta succedendo da due giorni.
L’incendio è divampato domenica e ha già distrutto 1.600 case.
Novantamila persone sono state evacuate. Per precauzione le aziende petrolifere che operano nella zona hanno sospeso tutte le loro operazioni e chiuso gli oleodotti. Fort McMurray, la regione devastata dalle fiamme, è famosa per l’estrazione di petrolio dalle sabbie di scisto bituminose: lo shale oil. La sola Royal Dutch Shell produce nella zona circa 250 mila barili al giorno. Inter Pipeline Ltd, che gestisce il trasporto dello shale oil estratto nell’Alberta, ha in parte chiuso i suoi oleodotti da 900 mila barili al giorno.
L’effetto sul prezzo del petrolio canadese è stato immediato: il greggio canadese, di bassa qualità, ha ridotto il suo gap di prezzo dal Wti americano del 73%, a 12,84 dollari al barile. Lo stesso Wti è arrivato a guadagnare quasi il 5% a 46 dollari/barile nella giornata di ieri, prima ti tornare in zona 44 dollari.