MilanoFinanza, 6 maggio 2016
E i tedeschi contestano anche l’abolizione della banconota da 500 euro
Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di interrompere la stampa delle banconote da 500 euro verso la fine del 2018. Il motivo della decisione, che era stata anticipata nelle scorse settimane, sta nel rischio che l’utilizzo di questo taglio possa facilitare attività illegali, evidentemente connesse al riciclaggio e all’autoriciclaggio, al terrorismo e all’evasione fiscale. La decisione è stata adottata nonostante il parere contrario della Bundesbank, che evidentemente non vede tale connessione, ed essendo i tedeschi ancora legati al ricordo del biglietti di 1.000 marchi, e del Lussemburgo (in questo caso, la cosa potrebbe essere più facilmente e maliziosamente spiegata). Vero che oggi l’impiego del denaro per attività illecite trovi altre strade rispetto a quella tradizionale del ricorso al contante. Ma la moneta cartacea è ancora uno strumento utilizzato per lavare i proventi di azioni illecite o per portarli all’estero in modo illegittimo, o per compiere altri atti illeciti, per quanto siano state adottate limitazioni più o meno penetranti (meno che in Germania) per tale utilizzo. In Italia, dopo una sintetica normativa in chiave antiterroristica adottata negli anni ’80, la prima limitazione all’uso del contante è stata assunta nel 1991 stabilendo, allora, la limitazione dell’impiego a 20 milioni di lire. Poi si sono susseguiti interventi normativi, anche in raccordo con indirizzi internazionali, fino alla oggi vigente limitazione di 3 mila euro. Con banconote di taglio grosso, l’impiego del contante per finalità illecite può essere effettivamente agevolato. Evidenze sicure non sussisterebbero al riguardo; ma non può negarsi che il rischio esista e che, in definitiva, la Bce abbia preso una decisione giusta, anche se, evidentemente anche per ragioni tecniche, ne ha posposto l’attuazione. Tuttavia, pur valutando le motivazioni per non porre un termine alla convertibilità della banconota una volta cessatane la fabbricazione, e alcune problematiche giuridiche che si presenterebbero in caso contrario, una decisione che stabilisse l’uscita dal corso legale del taglio in questione sarebbe stata coerente con la scelta di non produrlo più e con le finalità anticrimine perseguite. Sarà opportuno, allora, un ripensamento. Da un lato è in ballo il ruolo degli istituti di emissione e la funzione svolta anche nella piena discrezionalità dell’individuazione delle esigenze di banconote al portatore, dall’altro c’è il bisogno della collettività di svolgere con migliori strumenti l’azione di contrasto delle attività illecite che passano attraverso i circuiti finanziari o strumentalizzano gli intermediari, quando non si fondano sulla complicità degli addetti. Tuttavia in Germania anche provvedimenti della specie, che hanno una evidente ratio, vengono visti ormai come un modo per agevolare operazioni più rilevanti, nel caso i tassi d’interesse negativi contro i quali i tedeschi stanno combattendo una battaglia, criticando la Bce e arrivando a sostenere che la riduzione della possibilità di impiegare il contante e l’affermazione appieno della moneta elettronica che ne conseguirebbe ha lo scopo proprio di facilitare l’applicazione di tali tassi, in tal modo danneggiando il risparmiatore. Ovviamente, si tratta di una dietrologia fantascientifica, motivata evidentemente dal drappo rosso dei tassi negativi che sta ossessionando diverse componenti della società tedesca, ma soprattutto la Bundesbank, anche se il suo capo, Jens Weidmann, ha in sostanza difeso la politica monetaria promossa da Mario Draghi. Che la fase dei bassi tassi e, ancor più, di quelli negativi debba avere un termine è scontato; ma per ora non esistono altre vie per contrastare, insieme con altre misure, la deflazione, perché di questo si tratta. Le minacce delle Sparkassen di traslare sui risparmiatori delle banche i tassi negativi praticati dalla Bce lasciano il tempo che trovano. Un miglioramento della situazione renderebbe possibile superare la misura in questione; ma ciò non viene di certo facilitato dal surplus delle partite correnti della Germania, o dall’intento di porre una limitazione all’investimento in titoli pubblici da parte delle banche, o dalla scelta, sempre di parte tedesca, di opporsi all’introduzione dell’assicurazione europea dei depositi, infine dalla contestazione di qualsiasi ipotesi di mutualizzazione, per quanto limitata, dei rischi. La caccia alle streghe conseguente alla decisione della Bce sulla banconota anzidetta segnala un modo ancora non condivisibile di stare nell’Eurozona. Che non si possa affatto ipotizzare una società che, almeno nei prossimi anni, faccia completamente a meno del contante scompaia è fuori discussione; ma fare delle limitazioni nei tagli di banconote da utilizzare un casus belli la dice lunga sulle pretese e sull’atteggiamento di circoli tedeschi impegnati, con una pervicacia degna di miglior causa, nel criticare costantemente la Bce. Per costoro, qualsiasi decisione presa a Francoforte è buona per risalire ai massimi sistemi e svolgere la critica, ormai divenuta stracca e stantia.