Il Sole 24 Ore, 6 maggio 2016
Il business miliardario delle unghie
Le unghie delle mani sono laccate con uno smalto lucido rosa pastello, fatta eccezione per l’anulare, dipinto di un beige pallido e decorato da un cristallo applicato sull’unghia. Quando si parla di manicure questa versione “spezza monotonia” è tra le più gettonate, e non solo tra le giovanissime. Se le mani sono sempre state considerate un vero e proprio biglietto da visita, infatti, oggi l’imperativo sembra quello non solo di mostrarle curate ma anche di non passare inosservate.
Il business dei prodotti per unghie – che viene considerato femminile, ma presto potrebbe essere ampliato alla clientela maschile: sul proprio account Instagram lo stilista Marc Jacobs ha accompagnato i propri selfie con le unghie smaltate con l’hashtag #malepolish, smalto da uomo – è stato uno dei protagonisti dell’intero sistema beauty negli ultimi anni. Le stime economiche non mancano: secondo Technavio, società americana che si occupa di ricerche di mercato, il valore mondiale dei consumi legato alle unghie arriverà a toccare i 9 miliardi di dollari nel 2019, 7,8 miliardi di euro al cambio attuale. Npd, invece, evidenzia come solo negli Usa, tra settembre 2014 e settembre 2015, siano stati acquistati smalti per unghie per 1,1 miliardi di dollari, in linea con l’anno precedente. Se infatti negli anni passati si è assistito ad una crescita nei consumi degli smalti, oggi non è più così: a vincere, sul fronte unghie, sono i servizi e i prodotti collaterali come le creme per cuticole.
Il mercato italiano rispecchia appieno questa situazione: secondo Cosmetica Italia, infatti, i consumi di prodotti per le mani nel 2015 si sono attestati su 232,2 milioni di euro, +0,1% rispetto all’anno precedente. Se gli smalti hanno registrato un calo del 7% in valore rispetto al 2014, toccando i 117,9 milioni di euro, le creme, i gel e le lozioni per unghie hanno raggiunto gli 82 milioni di euro di vendite in Italia, in aumento del 12,5% sul 2014. «Il calo dei consumi degli smalti – spiega Gian Andrea Positano, responsabile del Centro Studi di Cosmetica Italia – è da imputarsi in primis a un cambiamento nelle modalità di consumo degli italiani che non stanno acquistando meno smalti, ma si stanno orientando verso quelli meno costosi». In termini di canali di vendita, lo scorso anno a perdere terreno sono state le profumerie che nel complesso hanno registrato un -13% nelle vendite di prodotti per le mani e un -15% se si stringe il focus sugli smalti. La manicure, tuttavia, rimane uno dei servizi più amati dalle clienti dei canali professionali: «Sebbene i dati ci dicano che le donne vanno da parrucchieri ed estetiste meno frequentemente rispetto al passato – spiega Positano – la manicure rimane un servizio molto richiesto in entrambi i contesti». In questo scenario si inserisce il boom dei “nail shop”: «Un universo per ora incalcolabile – ammette Positano – ma sicuramente in aumento».
Mani e unghie rappresentano un segmento in crescita per il nostro Paese anche sul piano produttivo e, soprattutto, sul fronte delle esportazioni: nel 2015 le aziende italiane della cosmetica hanno esportato prodotti per unghie per 56,2 milioni di euro, in aumento del 16,8% rispetto al 2014.
«Dobbiamo all’export oltre il 60% del nostro giro d’affari – spiega Fabiana Viale titolare di Faby Line, azienda vercellese che dopo aver distribuito per decenni il marchio Opi in Italia nel 2012 ha lanciato il proprio brand – e in particolare stiamo ottenendo ottimi risultati in Nord Europa e Regno Unito, oltre che in Italia». Faby Line, 2 milioni di euro di ricavi 2015, distribuisce in 40 Paesi attraverso canali sia professionali sia tradizionali: «In Italia siamo nei centri estetici, nelle Spa, nelle profumerie. I nostri prodotti, fatti tra Francia, Italia e Usa, piacciono perchè sono di qualità». L’azienda produce e distribuisce tre collezioni di smalti: Faby, con 223 colori, Faby Nature Collection, con il 72% di nitrocellulosa vegetale e una linea firmata da Karim Rashid.