Il Sole 24 Ore, 4 maggio 2016
Dall’anno prossimo niente più prove Invalsi agli esami di terza media
Anche quest’anno scatta l’ora X per le prove Invalsi. Il copione è sempre lo stesso: si cimenteranno nei test di italiano e matematica 2,2 milioni di studenti di circa 10mila scuole, e saranno coinvolti 30mila docenti. Non mancheranno le solite contestazioni di genitori e insegnanti, e i sindacati di base hanno già proclamato sciopero per le giornate delle prove (domani, il 5 e il 12 maggio).
Ma una novità potrebbe arrivare, nelle prossime settimane, dal cantiere di una delle nove deleghe attuative della riforma Renzi-Giannini, quella relativa a «valutazione, certificazione delle competenze, esami di Stato». L’idea allo studio è quella di far “uscire” le prove Invalsi dall’esame di terza media, anticipando i test a gennaio-febbraio dell’anno scolastico per utilizzarli, quindi, non più in chiave valutativa, ma come step di certificazione delle competenze dei ragazzi. Per ora si tratta di una ipotesi, ma è spinta dal Pd. Sarebbe anche un primo alleggerimento dell’esame di terza media che oggi è piuttosto “pesante” visto che conta sei prove: italiano, matematica e tecnologia, inglese, seconda lingua comunitaria, la prova nazionale predisposta dall’Invalsi e la prova orale. L’ipotizzata uscita dei test Invalsi dall’esame di terza media avrebbe conseguenze anche sui voti: oggi le due prove Invalsi di italiano e matematica concorrono alla valutazione finale del ragazzo. Se passerà la modifica, non più.
Il cantiere della delega valutazione-certificazione delle competenze potrebbe apportare un restyling anche all’esame di maturità, e sancire lo sbarco dei test Invalsi in quinta superiore (se ne discute da anni). Pure qui, però, da quanto si apprende, le prove non entrerebbero nell’esame di Stato, ma si svolgerebbero prima e sempre in funzione certificativa degli apprendimenti (oltre a matematica e italiano, si potrebbero testare le lingue). Non cambierebbe nulla invece per le prove Invalsi in seconda e quinta primaria che rimarrebbero così come sono. «La delega su valutazione e certificazione delle competenze è una delle più importanti della legge 107 – spiega la responsabile Scuola del Pd, Francesca Puglisi -. Le prove Invalsi devono aiutare istituti e docenti a migliorare la didattica».
Tornado ai test, oggi, come detto, si partirà con italiano in seconda e quinta primaria. Ci saranno alcuni accorgimenti. Uno, in particolare, riguarderà le prove per gli alunni con bisogni educativi speciali (Bes), che verranno somministrate con formati ad hoc per tutte le classi coinvolte. Per esempio, le prove saranno registrate in formato audio per i ragazzi che necessitano del cosiddetto “donatore di voce”.