Corriere della Sera, 1 maggio 2016
Ci sono voluti dieci anni di lavori e 34 milioni di euro per dare una casa ai Bronzi di Riace
Breve bilancio sul Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria. Dieci lunghi anni di lavori e 34 milioni di euro di denaro pubblico (non per costruirlo, l’edificio risale al 1959 e porta la firma di Marcello Piacentini, ma solo per restaurarlo). Incertezze, ritardi. Poi un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia perché il cantiere (con tanto di fondi) era finito in mano ai clan. Ma adesso si comincia davvero, da ieri è finito l’eterno limbo italiano dell’attesa, e la macchina deve partire. I presupposti sono straordinari. Un museo di livello europeo, come ha spiegato ieri Paolo Desideri, uno dei progettisti, architetto e fondatore dello studio ABDR (Arlotti, Beccu, Desideri, Raimondo). Undicimila metri quadrati di spazi, la copertura vetrata del cortile interno, la climatizzazione per l’area dei Bronzi di Riace (20° d’inverno, 25-27° d’estate, tasso di umidità del 35-40%), una caffetteria con vista sullo Stretto, duecento vetrine, un percorso che parte dall’Uomo di Neanderthal e dall’Homo Sapiens in Calabria. Insomma, i presupposti per una ripartenza ci sono tutti, e di grande qualità, inclusa una dirigenza appena rinnovata e quindi, si spera, ben motivata. Adesso la parola passa a Reggio Calabria e alla regione Calabria. La gente del posto si è spesso opposta con determinazione a ogni trasloco temporaneo dei Bronzi (anche ai tempi di Expo 2015) affermando che dev’essere il pubblico a raggiungere l’opera e a sostenere l’economia della città. È arrivato il tempo di dimostrare con fatti concreti l’esistenza di un solido progetto turistico-culturale da parte della città e della Regione. Ieri il segretario regionale del ministero per i Beni culturali, Salvatore Patamia, prevedeva una vendita di 250 mila biglietti nei prossimi mesi. Speriamo. Ma a giudicare dalla disarmante povertà tecnica e di contenuti del sito ufficiale www.archeocalabria.beniculturali.it/archeovirtualtour/ c’è ancora moltissima strada da percorrere. Cliccando su buy tickets online now non si approda letteralmente a nulla (e naturalmente non c’è alcuna traduzione, nemmeno in inglese). Quindi è bene muoversi, e subito, se si vuole veramente – al di là degli slogan – attirare pubblico giustificando i 34 milioni di euro investiti.