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 2016  aprile 29 Venerdì calendario

Il Vaticano blocca 4.800 conti sospetti dello Ior

Il processo di riforma delle finanze vaticane voluto da Benedetto XVI e fortemente accelerato da Papa Francesco comincia a entrare a regime. Crescono infatti in Vaticano le segnalazioni di attività finanziarie sospette – addirittura triplicate in un anno – aumenta la collaborazione con gli altri Paesi, anche per iniziativa dello stesso Stato pontificio e infine sono stati chiusi 4800 conti presso lo Ior (l’Istituto per le opere di religione) perché non corrispondono più ai nuovi criteri più severi rispetto al passato sull’attività finanziaria. Nel dettaglio, come è emerso ieri alla presentazione del rapporto dell’Autorità di informazione finanziaria del Vaticano – presenti Renè Brulhart, presidente e Tommaso Di Ruzza, direttore – l’Aif nel 2015 ha ricevuto 544 segnalazioni di attività sospette (triplicando le 147 registrate nel 2014). Ma questo «non a causa di un più elevato tasso di criminalità nel settore finanziario», ha precisato l’Aif. Piuttosto il significativo aumento è da attribuirsi al «rafforzamento dei sistemi di segnalazione». Così come è stato chiarito che per quanto riguarda lo Ior, «la questione è stata definitivamente risolta», ha spiegato il direttore dell’Aif.
Sotto la lente anche il passaggio transfrontaliero di denaro in contanti. La somma massima che si può portare in tasca varcando le mura leonine è di 10mila euro e nel 2015 si sono registrate 1.563 dichiarazioni, una media di 4 al giorno, per passaggi di denaro superiori alla cifra limite. In totale lo scorso anno sono usciti dal Vaticano, in cash, oltre 24 milioni di euro, e ne sono entrati quasi 10. Ma i dirigenti dell’Authority di vigilanza, giunta quest’anno al suo quarto rapporto, mettono in evidenza i passi in avanti fatti nella direzione della trasparenza. «La cooperazione internazionale – ha sottolineato Brulhart – resta un impegno chiave. Sono stati sottoscritti ulteriori Protocolli d’intesa con le Autorità competenti di altre giurisdizioni e lo scambio di informazioni a livello bilaterale è aumentato significativamente». Particolare è il rapporto con i “vicini di casa”, la Banca d’Italia. «C’è un ottimo dialogo – ha evidenziato Di Ruzza – con fiducia reciproca e comprensione delle rispettive competenze». E ora il rapporto potrebbe essere ampliato: «Siamo piuttosto fiduciosi – ha riferito sempre il direttore dell’Aif – che si possa formalizzare con la Banca d’Italia un accordo di collaborazione analogamente a quello con le autorità di informazione finanziaria».
Cambia, infine,il quadro degli enti sottoposti a vigilanza: nel 2015 sono stati Ior e Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica), ma con la fine del 2015 l’Apsa «è fuoriuscita dall’ambito di competenza dell’Aif» (come lo è già Propaganda fide) perché si è verificato che non è un ente che svolge professionalmente attività finanziaria. (Mar.B.)Il processo di riforma delle finanze vaticane voluto da Benedetto XVI e fortemente accelerato da Papa Francesco comincia a entrare a regime. Crescono infatti in Vaticano le segnalazioni di attività finanziarie sospette – addirittura triplicate in un anno – aumenta la collaborazione con gli altri Paesi, anche per iniziativa dello stesso Stato pontificio e infine sono stati chiusi 4800 conti presso lo Ior (l’Istituto per le opere di religione) perché non corrispondono più ai nuovi criteri più severi rispetto al passato sull’attività finanziaria. Nel dettaglio, come è emerso ieri alla presentazione del rapporto dell’Autorità di informazione finanziaria del Vaticano – presenti Renè Brulhart, presidente e Tommaso Di Ruzza, direttore – l’Aif nel 2015 ha ricevuto 544 segnalazioni di attività sospette (triplicando le 147 registrate nel 2014). Ma questo «non a causa di un più elevato tasso di criminalità nel settore finanziario», ha precisato l’Aif. Piuttosto il significativo aumento è da attribuirsi al «rafforzamento dei sistemi di segnalazione». Così come è stato chiarito che per quanto riguarda lo Ior, «la questione è stata definitivamente risolta», ha spiegato il direttore dell’Aif.
Sotto la lente anche il passaggio transfrontaliero di denaro in contanti. La somma massima che si può portare in tasca varcando le mura leonine è di 10mila euro e nel 2015 si sono registrate 1.563 dichiarazioni, una media di 4 al giorno, per passaggi di denaro superiori alla cifra limite. In totale lo scorso anno sono usciti dal Vaticano, in cash, oltre 24 milioni di euro, e ne sono entrati quasi 10. Ma i dirigenti dell’Authority di vigilanza, giunta quest’anno al suo quarto rapporto, mettono in evidenza i passi in avanti fatti nella direzione della trasparenza. «La cooperazione internazionale – ha sottolineato Brulhart – resta un impegno chiave. Sono stati sottoscritti ulteriori Protocolli d’intesa con le Autorità competenti di altre giurisdizioni e lo scambio di informazioni a livello bilaterale è aumentato significativamente». Particolare è il rapporto con i “vicini di casa”, la Banca d’Italia. «C’è un ottimo dialogo – ha evidenziato Di Ruzza – con fiducia reciproca e comprensione delle rispettive competenze». E ora il rapporto potrebbe essere ampliato: «Siamo piuttosto fiduciosi – ha riferito sempre il direttore dell’Aif – che si possa formalizzare con la Banca d’Italia un accordo di collaborazione analogamente a quello con le autorità di informazione finanziaria».
Cambia, infine,il quadro degli enti sottoposti a vigilanza: nel 2015 sono stati Ior e Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica), ma con la fine del 2015 l’Apsa «è fuoriuscita dall’ambito di competenza dell’Aif» (come lo è già Propaganda fide) perché si è verificato che non è un ente che svolge professionalmente attività finanziaria.