la Repubblica, 29 aprile 2016
«Io non dico che sono il più forte, ma che voglio esserlo». Paul Pogba spiegato con parole sue
Sicché, Pogba, lei vuole diventare una leggenda?
«Come Pelé o Maradona. Anzi, di più. Una leggenda del calcio».
Questa non è arroganza?
«Io non dico che sono il più forte, ma che voglio esserlo».
Niente vie di mezzo?
«Ho un problema: odio perdere. E poi mi piace essere originale, voglio fare quello che nessuno ha fatto mai. Io lavoro tanto perché voglio diventare perfetto e perché quando vinco sono felice».
In Francia dicono: da due anni Pogba si è fermato. La strada verso la grandezza è forse troppo lunga?
«Lascio che la gente dica. I fatti sono altri: nel 2014 non ero nella top 11 della Fifa, nel 2015 sì. E nel 2016 ci sarà».
Sempre in Francia, in base ai sondaggi lei non è tra i tre calciatori più amati: questo non la infastidisce?
«Non lavoro per essere il più amato, ma il migliore. Sono orgoglioso, ma non geloso né invidioso: se Lloris è il più amato, sono felice per lui».
Lei è sicuro che negli ultimi due anni non avrebbe potuto fare meglio?
«Puoi sempre fare di più e meglio. Michael Jordan non ha forse ammesso di aver sbagliato tanto? L’importante è andare oltre».
Che Pogba era, quello di qualche mese fa?
«Non ero al mio livello, lo ammetto. Ma nemmeno la squadra lo era. Adesso sto bene, sto meglio, e alla fine mi sembra di aver aiutato la Juve a fare il massimo. O no?».
Dicono che le pesasse il numero dieci: è vero?
«È un numero. Importante, soprattutto alla Juve. Ma un numero».
E perché una volta si aggiunse un +5 con il pennarello?
«Perché quella mattina mi svegliai e pensai: voglio scrivere +5 sulla maglia con il pennarello».
Nessun significato?
«No. Era semplicemente una cazzata».
Quando la Juve si spaccò tra vecchi e giovani, lei da quale parte venne collocato?
«Secondo lei?».
Tra i giovani. È stato o no rimproverato?
«Nel calcio non esiste gioventù o vecchiaia, esiste l’esperienza. Io sono giovane, ma ne ho. E comunque io do sempre il massimo, do tutto, perché prima viene la squadra: quello che faccio, lo faccio per aiutarla».
Ma dire “voglio essere il numero uno” in uno sport di gruppo non è egoismo?
«Se Messi segna è egoista? No, più sei forte più aiuti la squadra».
Non è egoista nemmeno Ronaldo che non vuole mai saltare un minuto?
«Ha obiettivi altissimi, è ambizioso, vuole battere i record, vincere palloni d’oro. Questo non è egoismo».
In cosa deve ancora migliorare?
«A volte gioco bene, a volte male: è per questo che mi arrabbio. Odio sbagliare, ma sbagliavo di più quando giocavo per strada, e facevo esattamente le cose che faccio adesso. Migliorare è sbagliare meno: si chiama esperienza, appunto».
Lei ha 23 anni e ha già vinto..
«Quattro scudetti. Solo quattro».
Solo?
«Non bastano per la mia ambizione. Ero così già da piccolo, mi davano del pazzo ma è la mia natura. Io voglio scrivere la storia, diventare il più forte centrocampista di sempre».
Più forte di chi?
«Di Lampard. Il centrocampista che voglio essere è quello che sa fare tutto e lo sa fare al top: tirare, dribblare, segnare, difendere. Voglio diventare come Lampard, ma di più».
Lei ha solo 23 anni e ha già guadagnato...
«Non abbastanza».
Avido?
«No, stavo bene anche prima. So che i soldi vanno e vengono e sarei ipocrita se dicessi che non averne è uguale, ma per me sono la conseguenza del tuo lavoro: più sei forte, più guadagni. Ronaldo merita quello che prende, mica ruba».
Qual è la spesa più pazza che ha fatto?
«Due paia di Louboutin. Costavano un follia, ho avuto mal di pancia per una settimana. Mamma che ho fatto, continuavo a ripetermi. I soldi servono anche ad aiutare gli altri, ma non mi piace parlare di questo».
I capelli, le esultanze, i social: per lei è così fondamentale essere ammirato?
«La gente guarda, ma io non faccio le cose per essere guardato: le faccio per me. Ballavo anche da piccolo, mi facevo i capelli strani anche da piccolo, solo che non avevo gente attorno. Se a calcio si giocasse senza pubblico, io sarei esattamente lo stesso. Ma siamo nel 2016, il mondo va così. Dovreste vedermi come sono quando non gioco».
E com’è?
«Rido, faccio ridere, cerco di essere felice, vado al Carrefour a comprare il latte. Non passo il tempo a controllare quanti followers ho. Abito in un quartiere poco chic così non mi viene la tentazione di uscire e riposo di più».
Non diceva di non voler essere uno come tanti?
«Ha mai visto qualcuno con i capelli come i miei?».
Lei ha conservato i suoi amici d’infanzia ma ha rotto con il suo primo procuratore, per il quale era come un figlio: è un fatto che l’ha segnata?
«È finita, come con la mia ex. La vita continua. A me non piace il passato, mi piace il futuro».
E nel suo futuro cosa c’è?
«Battere il Carpi. Poi vincere la Coppa Italia. Poi vincere l’Europeo in Francia».
E poi, rimanere alla Juve?
«Ho un contratto, non è che posso svegliarmi la mattina e andare in Inghilterra. Chiedete a chi si occupa di questo. Per me il calcio è quello che si gioca. E io sono quello che fa i gol, che vuole vincere, che si pettina così, che balla: sono questi i miei argomenti. Io sono la Pioche, come mi chiama mia mamma pensando a quel comico francese che riesce sempre a convincere la gente a fare quel che vuole lui».
La Juve può farle vincere la Champions?
«Quattro anni fa quando ci sorteggiarono col Bayern pensammo: è finita. Stavolta abbiamo pensato: possiamo batterli».
A livello internazionale lei non ha fatto ancora la differenza come in Italia: è troppo facile, il nostro campionato?
«Facile? È più duro, è tutto tattica, non hai spazi. In Europa ti fanno giocare, anche se poi vince chi si difende: guardate l’Atletico».
Sente la pressione di un Europeo giocato in casa?
«La pressione non so cosa sia. Il calcio è istinto, Messi è istinto, io gioco di istinto: se vedo un buco, cerco di buttarmi dentro, senza pensare».
Qual è la cosa più bella che ha fatto su un campo da calcio?
«Non mi riguardo mai, il passato è passato. Mi ricordo che il gol più bello l’ho fatto con l’Udinese, ma solo perché è ora di farne uno migliore».
Il suo sogno è che tra cinquant’anni un ragazzino dica: voglio diventare forte come Pogba?
«No, che dica: voglio diventare più forte di Pogba».