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 2016  aprile 27 Mercoledì calendario

La pazzia della famiglia Bulega. Così è cresciuto il nuovo fenomeno del motociclismo

Han capito cosa avevano combinato scendendo dall’aereo. «Siamo spiacenti, il suo telefonino non è abilitato per le chiamate». Il motivo? «Tra pole e podio abbiamo ricevuto così tante chiamate che la Tim ci ha bloccato i telefoni», ride Davide Bulega, papà di Nicolò. Ieri i due erano già in viaggio, destinazione Brno, convocati domenica sera dalla Ktm per un test. La stessa offerta era stata fatta anche a Romano Fenati, compagno nel team targato Sky, che però ha rifiutato. «Non sappiamo cosa la Ktm voglia farci provare, ma immagino sia importante. Per Nicolò è una ottima opportunità, non ha mai girato a Brno», spiega Davide, discreto ex pilota (nel ’97, anno del primo Mondiale di Rossi vinceva l’Europeo 250) che oggi si gode questo figlio. «Che avesse talento lo sapevo, che potesse iniziare così no».
FENOMENO Nella giornata meravigliosa di Jerez nella quale Rossi ha confermato di non avere limiti, l’Italia della moto si è scoperta stregata di Bulegas, questo ragazzone di 16 anni, capelli lunghi e faccia da modello al quale sono bastate una manciata di gare per chiarire un concetto: non è nel Mondiale per fare numero. Lo si è capito in Qatar, quando ha fatto infuriare subito la stellina Fenati, che lo ha accusato di avergli fatto perdere la gara («Gli rode il c… perché gli stavo davanti», la replica).
BASTA CRESCERE Certo, fare paragoni con il maestro Valentino (Nicolò fa parte con Bagnaia, Antonelli, Fenati, Baldassarri, Morbidelli e Marini della VR46 Academy) è presto oltre che scomodo – quando ha vinto il Cev col numero 46 visto che l’11 ereditato da papà era occupato, in tanti lo insultavano per lesa maestà – ma se c’è uno che, per carattere e storia, può vantare parallelismi con Rossi è lui. L’allegria, la spontaneità, la risata, sono un marchio di fabbrica di Vale, ma non è che Nicolò a «pazzia» sia messo molto peggio. Un giorno, preoccupato per come stava crescendo, chiese serio alla mamma: «Non esiste qualcosa che mi faccia restare piccolo?». È uno dei mille episodi che mamma Nathalie («Io sono quella zen di famiglia», mette le mani avanti «la ballerina») e Davide raccontano tra mille risate.
SUSHI «Nicolò ha viaggiato da subito – racconta la mamma —. Avevamo il team di SuperSport e a 2 mesi era ai test. A 5 mesi in Australia, poi Giappone, praticamente l’ho svezzato lì. Ero stata in Kenya in una missione, avevo visto come i bambini crescevano, con Nicolò non mi sono mai posta problemi. A 5 mesi mangiava il sushi, a un anno i lumachini di mare…».
KART Con due genitori che vivevano di moto poteva il biondino interessarsi ad altro? «A 8 mesi gli abbiamo regalato un Vespino della Chicco. Lo spingeva, sbatteva contro il muro, lo giravo e ripartiva. A 2 anni andava in bici senza rotelline, ma l’esperienza più drammatica fu col kart a 3 anni…». Nathalie ride mentre sulla faccia di Davide compare una smorfia di dolore. «I nonni di nascosto gli avevano acceso il kart e lui ha iniziato a girare intorno a casa. Solo che non si fermava mai, girava sempre più forte e rischiava di sbattere. Gli abbiamo anche tirato sassi per fermarlo, finché Davide si è lanciato sul kart, afferrandolo sul maniglione posteriore: il kart se lo è trascinato via come in un film western e lui è finito in ospedale».
VIETATO FRENARE Cresceva, Nicolò, e le sfide aumentavano. «Un giorno al Lausitzring non lo vedo più – continua Nathalie —. Vado a cercarlo finché davanti alla Clinica Mobile vedo le bici dei ragazzini e il dottor Corbascio che mi chiama: sdraiato sul lettino, attorniato dai figli di Haga e Chili, c’è Nicolò. Avevano fatto una gara a chi frenava più tardi davanti a un muro… Nicolò non aveva frenato. Però aveva vinto».
SCUOLA E a scuola come andava? «A piedi. Domanda di riserva? Non gli è mai piaciuta, è sempre stato un dramma perché i professori non hanno mai collaborato. Però gli piace leggere, gli hanno appena regalato “Il vecchio e il mare” di Hemingway».
CAMPANELLI A casa il tempo è tiranno. «Tra allenamenti 3-4 volte la settimana in palestra, il sabato al Ranch, il lunedì a Misano, a casa ci sta poco. Gli piace il biliardino, giocare a stecca. I suoi amici li vede poco, l’ultima volta l’hanno invitato a suonare i campanelli. “Bello…” ha detto».
QUASI ARRESTATO Le ultime imprese che hanno fatto venire i capelli dritti ai genitori risalgono al Qatar. «Siamo andati con il buggy nel deserto, guidava lui ma io avevo paura – racconta Davide —, faceva troppo il deficiente. Allora mi ha riportato indietro, ha preso un tecnico della Ktm e sono partiti, perdendosi». Poi, un paio di giorni dopo, ha rischiato di venire arrestato. «Il venerdì in hotel hanno organizzato una festa per le donne locali – racconta Nathalie —, e per tornare in stanza Nicolò ha sbagliato strada. Ha superato questo separé e si è trovato davanti donne senza veli che si sono messe a urlare. È scappato, ha preso un altro ascensore, ma si è ritrovato ancora lì, le donne si nascondevano sotto i tavoli, urlavano di non guardare. Finché si è sentito afferrare e portare via dalla sicurezza. No, sono molto più tranquilla quando è in pista, almeno so quel che fa». Da domenica lo sanno anche i suoi avversari.