La Stampa, 27 aprile 2016
Haftar è in marcia su Sirte per salvare il petrolio dall’Isis
Lo Stato islamico punta sui campi petroliferi a Sud del Golfo della Sirte, Khalifa Haftar marcia a Ovest di Bengasi per arrivare prima dell’Isis, mentre vara il «trust petrolifero» della Cirenaica, con l’obiettivo di esportare autonomamente greggio. Mentre Fayez Al Sarraj chiede aiuto alla comunità internazionale per impedire al Califfo e al Generale di mettere le mani sull’oro nero libico. La guerra del tutti contro tutti in Libia si combatte anche sul fronte geo-economico, ed è altrettanto spietata.
Strategia doppia
Haftar da una parte marcia su Sirte per stroncare le mire dell’Isis sul petrolio nazionale, dall’altra punta a trasformare la Cirenaica in una sorta di Kurdistan libico, non formalmente indipendente, ma autonomo nel vendere petrolio, stampare moneta e gestirsi i propri affari interni. Un primo carico è partito lunedì con la petroliera Distya Ameya, battente bandiera indiana e noleggiata da un’azienda degli Emirati Arabi Uniti, salpata ieri da Hariga, il porto di Tobruk, con 650 mila barili di petrolio alla volta di Malta. Le autorità del Paese Ue avrebbero rifiutato la petroliera carica del greggio estratto dai giacimenti di Messla e Sarir, destinato alla Dsa Consultancy Fzc, compagnia con sede negli stessi Emirati. La Valletta non vuole accettare greggio commercializzato senza l’autorizzazione dell’autorità statale competente, e così chiude la porta in faccia al generale, il quale non si dà certo per vinto.
I convogli in viaggio
Dalla filiale del Califfato di Sirte invece un convoglio dell’Isis si è diretto verso il distretto di al Jafra, mentre un altro verso i terminal della Mezzaluna petrolifera. Le carovane sarebbero costituite da miliziani del gruppo provenienti dall’Africa sub-sahariana assieme probabilmente ad alcuni Emiri come suggerisce la presenza di macchine di lusso nel convoglio.
Il secondo convoglio di 19 veicoli è stato avvistato lungo la via costiera, in direzione Ben Jawad, avamposto dei terroristi a pochi chilometri dal terminal petrolifero di as Sidra, già attaccato da kamikaze nelle scorse settimane. In marcia ci sarebbero stati decine di uomini a volto coperto e due ambulanze al seguito. Ci sarebbe l’Isis dietro il rapimento di Miroslav Tomic, dipendente della tedesca Ferrostaal operativa nel campo di Messla della Arabian Gulf Oil Company, liberato ieri. Tomic è serbo come i due diplomatici rapiti a novembre e rimasti uccisi nel raid aereo americano del 19 febbraio.
Il governo di Sarraj chiede aiuto all’Onu per proteggere i pozzi, ma non sono state avviate azioni. Almeno sino ad ora: la geopolitica del petrolio in passato è arrivata laddove politica e questioni umanitarie non hanno potuto.