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 2016  aprile 27 Mercoledì calendario

Goya non era il cantore della corrida, la odiava

Nella lotta tra favorevoli e contrari alle corride viene coinvolto persino Francisco Goya. Il grande pittore aragonese è stato da sempre considerato uno dei cantori della tradizione iberica, uno dei suoi capolavori stava lì a dimostrarlo: la Tauromachia, celebre serie di incisioni, realizzata tra il 1815 e il 1816. Ora, per celebrare i duecento anni di quell’opera, l’Accademia Reale di Belle Arti San Fernando di Madrid, ha organizzato una mostra che ribalta il punto di vista: Goya non ha affatto voluto celebrare la corrida, ma al contrario è stato il primo ad averne descritto gli aspetti più brutali. 
«Pretendiamo che la storia dell’arte e l’opinione pubblica comprendano che l’opera di Goya non è un canto a questa tradizione di tortura, così comune nell’Europa dell’epoca – dice il curatore della mostra Rafael Doctor Roncero – ma al contrario uno sguardo pieno di dolore». «Goya ha descritto dei mostri, il pubblico e i toreri, le vittime chiaramente sono gli animali», conclude Doctor Roncero. 
La mostra delle Belle Arti, L’altra tauromachia che si inaugura oggi e resterà aperta fino al 25 maggio, sposa apertamente la denuncia contro i toreri e raccoglie opere di artisti contemporanei tutti schierati nel fronte animalista. È la prima volta che un’istituzione pubblica, per giunta la più grande di Spagna, ospita un’esposizione così schierata. Il tema, neanche a dirlo, divide gli spagnoli e le polemiche hanno preceduto l’inaugurazione.