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 2016  aprile 23 Sabato calendario

Così il Dieselgate ha accelerato il cambiamento del settore auto

Nel giorno in cui Volkswagen «paga» la prima rata del dieselgate con un assegno da oltre 16 miliardi di euro, i risultati dei test effettuati a Berlino confermano che il problema non è limitato a Wolfsburg.
I 630mila richiami annunciati dal ministro dei Trasporti di Berlino, e varati «spontaneamente» da cinque marche tedesche, arrivano dopo che i test tedeschi hanno confermato i risultati di quelli inglesi: praticamente tutti i motori diesel emettono, nella guida reale, quantità di ossidi di azoto da tre a dieci volte i limiti teorici (80 milligrammi/chilometro per i motori Euro6). Il fatto che tutti i costruttori (salvo prova contraria) abbiano usato scappatoie legali, non riduce la dimensione del paradosso.
L’Europa è l’unica grande area economica che ha scommesso per decenni sui motori diesel che hanno il pregio – va ricordato – di consumare meno e quindi di emettere meno CO2 di quelli a benzina. Per questo i grandi Paesi (Germania in testa) li hanno difesi e protetti per anni. Ma il paradosso rischia ora di crollare sotto il peso dello scandalo, uno scandalo partito da Volkswagen ma che potrebbe allargarsi e avere conseguenze di lungo periodo incalcolabili – su tutto il settore.
L’impatto sul mercato per ora è relativo: gli europei non hanno smesso di acquistare i diesel. Ma se l’orientamento dei politici verrà confermato nel lungo periodo, il costo crescente delle misure antinquinamento renderà i motori a gasolio sempre meno convenienti. Le case europee stanno cercando di spremere il massimo dai propulsori a benzina, ma non è un caso che sempre più costruttori scommettano sull’elettrico e sull’ibrido, pur con un prezzo del petrolio ancora ai minimi. Il cambiamento sarà probabilmente lento, ma la direzione è chiara.
Vincerà chi avrà più carte in mano, e ogni carta costa miliardi di euro. Volkswagen ha ancora le casse abbastanza fornite per competere ai massimi livelli, quelli di Toyota e General Motors. Se si aggiunge l’effetto potenzialmente devastante dello sbarco nell’auto dei colossi della Silicon Valley, la frase di Mary Barra – «Il settore auto cambierà più nei prossimi cinque anni che negli ultimi 50» – non sembra più così assurda. Ma anche la previsione di consolidamento di Sergio Marchionne potrebbe avverarsi prima del previsto.