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 2016  aprile 26 Martedì calendario

La rivincita del Giubileo: già sette milioni di pellegrini

Si viaggia a più di un milione di pellegrini al mese, già nel fine settimana dedicato al Giubileo dei ragazzi e delle ragazze si sono superati i cinque milioni, e questo calcolando solo San Pietro. Se si considerano le altre porte sante di Roma, non ancora conteggiate ufficialmente dal Vaticano – oltre all’ostello della Caritas, Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano, il Divino Amore e San Paolo fuori le Mura, che da sola sfiora ufficiosamente le novecentomila presenze – i milioni di pellegrini arrivati nella Città Eterna dall’inizio dell’Anno Santo della Misericordia, si calcola Oltretevere, sono almeno sette.
Eppure non sono soltanto i numeri a mostrare la «rivincita» del Giubileo di Francesco rispetto alle considerazioni talvolta desolate dei primi giorni. L’equivoco fondamentale era cercare un parallelo con il Grande Giubileo del Duemila, tra l’altro preparato a lungo. Bergoglio aveva pensato a qualcosa di affatto diverso. Ha voluto un Anno Santo alieno da gigantismi e kermesse, chiede sobrietà. Soprattutto ha pensato ad un Giubileo diffuso in tutto il mondo e non concentrato a Roma.
Francesco, di fatto, non ha dato inizio all’Anno Santo l’8 dicembre, in San Pietro, ma il 29 novembre a Bangui, nel Centrafrica in guerra civile: non era mai accaduto che un Papa aprisse la porta santa del Giubileo fuori Roma. Si calcolano almeno diecimila porte sante aperte nelle 2.089 diocesi del pianeta. Il pellegrinaggio è soprattutto interiore, anche in questi giorni Francesco non si stanca di ripetere le parole di Gesù sul Giudizio finale, l’atteggiamento che distinguerà i giusti dai dannati, «ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete accolto... carcerato e siete venuti a trovarmi...».
Proprio ieri il Papa ha risposto con una lettera ai detenuti del carcere di Velletri, che gli avevano scritto attraverso il vescovo Marcello Semeraro: «Vi ringrazio per aver pensato a me in mezzo alle difficoltà delle vostre situazioni di vita attuale...». Francesco procede con l’esempio, come quando sabato mattina si è seduto su una seggiola in piazza San Pietro ed è rimasto lì a confessare sedici adolescenti. C’erano settantamila ragazze e ragazzi da tutto il mondo, sabato, e centoventimila persone domenica a colmare anche via della Conciliazione.
Anche ieri si vedeva un flusso ininterrotto di pellegrini, «i numeri sono incontestabili, è chiaro, queste cifre non sono uno scherzo», spiega l’arcivescovo Rino Fisichella, cui Francesco ha affidato l’organizzazione del Giubileo. «Ma l’essenziale sta nella qualità della proposta di Francesco, i segni e il linguaggio che rivolge ai fedeli, la sua capacità di parlare al cuore delle persone. La gente prega e ritorna a confessarsi. Si va alla porta Santa non per fare una passeggiata: basta vedere la risposta dei ragazzi, e i pellegrini che continuano ad entrare, i foglietti con le preghiere in mano».
Considerata la particolarità di questo Giubileo, comunque, le cifre si fanno sorprendenti. Dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre, a Parigi, c’era chi chiedeva fosse annullato. Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, aveva detto al Corriere : «Non possiamo farci paralizzare dalla paura, l’antidoto migliore è non farci troppo condizionare e mantenere una certa serenità». I pellegrini hanno continuato ad arrivare, anche al di là dei grandi eventi come, il 4 settembre, la canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta. L’Anno Santo si concluderà il 20 novembre, a San Pietro, ed è facile immaginare che si andrà ben oltre i dieci milioni previsti all’inizio dallo stesso prefetto Franco Gabrielli.